Il
presidente della Francia Emmanuel Macron ha deciso di nazionalizzare, nel
silenzio assordante dell’UE, i cantieri di Stx, bloccando così gli accordi che
il suo predecessore François Hollande aveva stipulato con Fincantieri
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Emmanuel Macron - (foto da formiche.it) |
La vicenda dell’azienda
di Saint Nazaire è solo l’ultimo episodio di una lunga serie d’intrecci finanziari
e politici tra le due sponde delle Alpi. Nel 2000 la Fiat abbandonò il settore
ferroviario cedendo Fiat Ferroviaria
ad Alstom. Nel febbraio del 2006 il tentativo di scalata della Bnl da parte di Unipol fallì
miseramente. Chi non ricorda la telefonata in cui Piero Fassino, allora segretario
dei Democratici di sinistra, inopinatamente esultò per l’avvenuta acquisizione?
Non se ne fece nulla, furono i francesi di Bnp Paribas ad acquisire la banca guidata
da Luigi Abete. Nel 2007, a seguito della fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo
Imi, la nuova banca, Intesa Sanpaolo, ha dovuto cedere per motivi di antitrust
il controllo di Cariparma e Banca Popolare FriulAdria a Credit
Agricole. Nello stesso anno Groupama ha acquisito il 100% di Nuova Tirrena e, di recente, Amundi ha acquistato da Unicredit la
società di risparmio gestito Pioneer.
Stessa sorte hanno subito i marchi del lusso e dell’alimentare italiano. Eridania Italia società leader nel
settore dello zucchero è finita in mano francesi. La grande distribuzione come Carrefour, Castorama, Auchan e Leroy-Merlin
sono state acquisite da aziende d’Oltralpe. La Parmalat è passata a Lactalis. E così via, l’elenco è lungo.
Tweet di Paolo Gentiloni - (foto da contropiano.org) |
Poi
ci sono stati i tentativi falliti.
Nel 2008 Air France-Klm aveva
accettato la proposta dell’allora ministro del Tesoro, Tommaso Padoa-Schioppa, di
acquisire l’Alitalia offrendo un
investimento di un miliardo di euro, l’accollo di tutti i debiti per un altro miliardo
e mezzo di euro e l’impegno a mantenere l’autonomia organizzativa della compagnia
aerea. Tutto questo non bastò al nuovo presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,
che, in nome dell’italianità, azzerò l’accordo e fece stanziare al Parlamento, appena
eletto, 800 milioni di euro per far decollare la ‘cordata di imprenditori
italiani’ chiamata a rilevare il pacchetto azionario della compagnia di bandiera. Quella
mancata cessione è costata allo Stato italiano almeno 4,5 miliardi di euro ed,
oggi a distanza di quasi dieci anni e dopo alterne vicende, l’azienda è di
nuovo sull’orlo del fallimento. Ancora in corso è, invece, la vicenda Vivendi-Telecom-Mediaset, con i
ripetuti tentativi di Vincent Bollorè di acquisire il controllo delle due
aziende italiane. Il ministro Calenda a proposito di Telecom ha dichiarato: ‘Non
la nazionalizziamo, non si risponde alle fesserie con le fesserie’.
Foto da webnews.it |
Quando,
invece, sono state le aziende italiane a tentare di acquisire i gioielli francesi sono scattati subito i distinguo e le difese del governo d’Oltralpe. Basta citare i tentativi di acquisizione falliti da parte di Enel e Mediaset (La Cinq).
Quello
che stupisce in questa vicenda di Stx è, oltre all’idiosincrasia dei cugini per
le acquisizioni italiane, il silenzio assordante dell’Europa. Pronta a richiamare l’Italia se
interviene per proteggere le proprie aziende (Banca Montepaschi, Alitalia), è silente se a farlo sono i cugini francesi, perché? L’asse franco-tedesco è
positivo per il Vecchio Continente se consente di fare passi in avanti nel processo
d’integrazione politica dell’Europa, ma diventa deleterio se questo avviene a
danno degli altri paesi e l’Italia, di certo, non può stare a guardare
passivamente.
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