A giugno agli operai dell'ex stabilimento Fiat scadrà la cassa integrazione ed i sindacati sono preoccupati sul silenzio delle istituzione sulla questione Blutec di Termini Imerese
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Operai ex Fiat davanti ai cancelli dello stabilimento Blutec di Termini Imerese (Pa) |
Intanto
è iniziato il processo per il presunto utilizzo indebito di fondi statali
ottenuti per la trasformazione dello stabilimento ex Fiat. La Regione Sicilia,
la Fiom nazionale e regionale, Blutec, Metec e Invitalia hanno presentato
richiesta per costituirsi parte civile. L’accusa è la distrazione di 16 milioni
di euro di finanziamenti pubblici ottenuti per il rilancio della fabbrica.
Per i
lavoratori è un’odissea che dura da oltre dieci anni.
La
vicenda ha avuto inizio nel 2010 quando il nuovo amministratore delegato della
Fiat, Sergio Marchionne, annunciò la chiusura della fabbrica. La dismissione si
concretizzerà il 31 dicembre del 2011. Circa 800 operai ed oltre 1.000 addetti
dell’indotto rimasero senza lavoro. Il tentativo di accordo per il salvataggio
dello stabilimento con il gruppo Dr Motor Company attiva nella costruzione di
auto elettriche fallì e dal 2015 la fabbrica è passata alla NewCo Blutec. La
società si impegnò a riassumere 50 operai entro il mese di aprile del 2016 ed
altri 200 entro la fine di quell’anno. Ma ad oggi il processo di rinascita della fabbrica e del polo industriale di Termine Imerese non si è realizzato.
Gli
operai dell’ex stabilimento Fiat non vogliono assistenza, ma lavoro. La
rinascita del polo industriale di Termini Imerese è fondamentale per lo
sviluppo di tutta l’area. Non è un problema di infrastrutture. A Termini c’è il
porto, l’autostrada e la ferrovia. È solo una questione di volontà politica.
Finora
nulla di concreto è stato realizzato o prospettato. Al Sud lo Stato non investe, le aziende private delocalizzano, le infrastrutture sono fatiscenti e
le opportunità di iniziare un'attività economica sono pochissime.
In
questa situazione di degrado e di sottosviluppo ai meridionali non resta che emigrare o continuare a vivere di assistenza.
Fonte: REDNEWS
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