Nel 2022 la spesa pubblica
‘si attesterà ad oltre 1.008 miliardi di euro'. Sarà un record storico. A sostenerlo è Unimpresa
Foto da unimpresa.it |
Ad incidere è stata soprattutto l’emergenza Covid-19. Ma questo non vuol dire che in futuro, diminuirà. Le previsioni sono per un mantenimento del livello dovuto soprattutto all’incremento della spesa pensionistica rispetto al Pil. Gli assegni erogati dall’Inps passeranno dal 15,7% del 2022 al 16% nel triennio 2023-2025. Ci sarà invece un decremento degli ‘stipendi dei dipendenti pubblici che passeranno dal 10,10% di quest’anno all’8,80% del 2025’. In valori assoluti dovrebbero ridursi dai ‘188,80 miliardi di quest’anno ai 185,60 del 2025’.
Tutto
è stato necessario per fronteggiare la pandemia, ma è stato fatto a debito. Ora
è tempo di ‘avviare un sentiero di normalità’, sostiene il presidente di
Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Per
il futuro le previsioni sono per un ulteriore aumento anche se più limitato.
Nel 2025 la spesa pubblica dovrebbe arrivare a 1.045,1 miliardi.
L’incremento è strutturale. Nel 2017 era di 829,3 miliardi. Alla fine del 2019 era di 870,7
miliardi. Nel 2022 supererà la soglia psicologica dei 1.000 miliardi. I motivi di questa crescita continua sono diversi. Nel corso del tempo aumentano i bisogni
collettivi che solo lo Stato può soddisfare. La pandemia ne è un esempio. In
una società sempre più complessa e tecnologica i costi della produzione e della
distribuzione dei beni e dei servizi essenziali tendono ad incrementarsi. L’esigenza del sistema di garantire la
pace sociale è sempre più impegnativa e costosa. Il Reddito di cittadinanza ne è
la dimostrazione più evidente.
L’aumento della spesa pubblica è funzionale al sistema economico capitalistico. Serve a rendere
più sopportabili le disuguaglianze generate dalla ingiusta redistribuzione
della ricchezza prodotta. Ma fino a quando tutto questo sarà finanziariamente e socialmente sostenibile?
Fonte unimpresa.it
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