Due pesi e
due misure. Il sistema previdenziale italiano è diventato un coacervo d'ingiustizie e disuguaglianze tra chi è già in pensione e chi invece ci andrà
nei prossimi anni
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da leggioggi.it |
Fino
al 1992 l’accesso alla quiescenza avveniva ad un'età compresa tra i 50 e i 60 anni, in alcuni casi
addirittura a 40 anni.
Quel sistema ha favorito diverse categorie di lavoratori. Basti pensare alle
pensioni baby o ai prepensionamenti adottati per evitare il fallimento o per
attuare il risanamento finanziario delle grandi aziende pubbliche come Ferrovie
dello Stato, Poste italiane, ecc.. La politica assistenziale adottata fino ad
allora dai governi del pentapartito (Democrazia cristiana, Partito socialista, Partito liberale, Partito socialdemocratico e Partito repubblicano) aveva
un solo scopo: impedire alla Sinistra, allora guidata dal Partito comunista italiano,
di accedere al governo del Paese. Con la caduta del muro di Berlino, avvenuta nel
1989, ogni ipotesi di riforma radicale del sistema economico capitalista è
venuta meno e con essa la necessità di elargire benefici e rendite alle
clientele politiche.
Foto da paolocirinopomicino.it |
In particolare, con
Tangentopoli è iniziata una nuova fase politica, quella del rigore nei conti
pubblici. I tagli alla spesa pubblica però
non hanno riguardato la politica e gli apparati istituzionali, bensì il
welfare, vale a dire hanno colpito i ceti sociali medio - bassi. La riduzione
degli investimenti pubblici, in particolare nel Sud, il taglio degli organici
nelle amministrazioni locali e nella pubblica istruzione e la modifica delle
modalità di erogazione delle indennità di quiescenza sono solo alcuni esempi. Le
riforme delle pensioni approvate negli ultimi 25 anni hanno creato un sistema ‘mostruoso’. Da un lato ci sono circa 700 mila
italiani che sono in pensione da oltre 35 anni e 470 mila da 37 anni e che
percepiscono indennità legate alle ultime retribuzioni percepite, mentre, dall’altro lato,
con la riforma Fornero avremo pensionati con indennità calcolate con il sistema
contributivo, quindi nella maggior parte dei casi irrisorie e che andranno in pensione a quasi settant’anni,
cioè ad un età che è di oltre 20 anni maggiore rispetto a quella di coloro che
li hanno preceduti.
Elsa Fornero - (foto da oggi.it) |
Com'è stato
possibile produrre un’ingiustizia cosi abnorme? Iniquità realizzata, peraltro, da tecnici
ed esperti del lavoro come Giuliano Amato, Lamberto Dini, Romano Prodi, Mario Monti
ed Elsa Fornero. Tutti componenti di governi sostenuti anche dal
Centrosinistra che, come sempre nei momenti difficili per la nostra Repubblica, si pone come paladino e ’salvatore della Patria’, dimenticandosi, però, di tutelare gli 'ultimi' cioè coloro che
dovrebbe difendere. Evidentemente chi ha governato e continua a governare,
soprattutto i politici che si richiamano ai valori della Sinistra, non
conoscono o fanno finta di non conoscere l’Italia e gli italiani, o almeno come
vivono la gran parte di essi. Stare nei
territori e tra la ‘gente’ non è solo un modo di dire da rispolverare nei
giorni che precedono le elezioni, ma una necessità ineludibile per chi vuole
praticare la ‘buona politica’.
Fonte: inps.it
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