Le risorse ci sono, i piani di investimento anche, allora perché lo Stato italiano non si adopera per ridurre il divario socioeconomico tra il Sud ed il Nord del Paese?
Foto da lasorgentecaposele.it |
Non
solo. Nonostante i piani di investimenti previsti con il Pnrr ‘questo
divario sembra destinato ad accentuarsi per un concorso di cause negative’.
Alla mancanza di una ‘mirata’ politica industriale e tecnologica si aggiungono il ‘mancato utilizzo dei fondi Ue a disposizione e l’inerzia
realizzativa’ degli enti locali.
L’inevitabile
incremento del divario tra il Nord ed il Sud ‘peserà - secondo
il segretario di Unimpresa - sul prossimo futuro, anche sociale,
dell'Italia’.
Il
ruolo a cui il Mezzogiorno è destinato sembra irreversibile, ma così non è. Uno
sviluppo equo e sostenibile è possibile, ma occorre volerlo.
Fare
annunci e promettere risorse non è sufficiente. È necessario l’intervento diretto dello
Stato. L’assenza nel dibattito politico nazionale della Questione meridionale è
emblematica. Basti pensare ai ritardi nella realizzazione delle infrastrutture.
Ecco qualche esempio concreto. L’alta velocità è ancora un’ipotesi, la fibra
ottica non è una priorità, specie nelle piccole comunità, i servizi sociali ed
amministrativi sono inefficienti e poi c'è l’esclusione sistematica dai grandi
eventi economici e sportivi, l'elenco è lungo. Questi problemi si aggiungono a quelli strutturali accumulati dall’Unità d’Italia ad oggi.
E
non è vero che non ci sono le intelligenze e le capacità imprenditoriali. Quelle
che scarseggiano sono le 'opportunità socioeconomiche' per poter intraprendere
attività produttive legate al territorio e al capitale umano disponibile. Nel Mezzogiorno
non ci sono cioè le condizioni minime per favorire gli investimenti nazionali
ed esteri.
Quella che manca è la volontà politica. Il Sud per la nostra classe dirigente continua a non essere una priorità.
Fonte unimpresa
Nessun commento:
Posta un commento