di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Forto da miowelfare.it |
‘Ad un quinto dei pensionati con indennità più alte va il 42,4% della spesa complessiva’, mentre ‘al 20% dei redditi pensionistici più bassi va poco più
del 5% della spesa’. Il 36,3% dei pensionati riceve mensilmente meno di 1.000
euro lordi, il 12,2% non supera 500 euro. Un pensionato su quattro percepisce
un reddito lordo da pensione sopra i 2000 euro. I
pensionati sono circa 16 milioni (il 26,6% del totale della popolazione italiana), mentre i
trattamenti di quiescenza sono poco meno di 23 milioni. La spesa totale nel 2018 è
stata di 293 miliardi di euro (+2,2% rispetto al 2017), cioè circa il 16,6% del
Pil. Di questi 265 miliardi di euro (91% del totale) sono stati utilizzati per
erogare pensioni IVS, cioè per invalidità, vecchiaia e superstiti. Le pensioni
assistenziali (invalidità civile, pensioni sociali e di guerra), sono circa 4,4
milioni e costano ogni anno circa 23,8 miliardi di euro. Ogni 606
pensionati ci sono 1000 persone occupate, nel 2000 erano 683.
A livello territoriale più del 50% della spesa complessiva è stata erogata ai
residenti nel Nord del Paese, il 27,8% nel Mezzogiorno e il 21,1% nel Centro.
Questo significa che a maggiori opportunità occupazionali corrispondono
‘indennità pensionistiche altrettanto adeguate. In questo modo l’articolo 53 della Costituzione non solo è stato disatteso, ma le continue riforme del
sistema previdenziale hanno creato una vera e propria babele piena di
ingiustizie per quanto riguarda l'età di quiescenza e gli importi erogati. C’è chi è andato in pensione con meno di 40 anni di età e chi invece ci andrà a settant’anni. Inoltre, con l’introduzione
del sistema contributivo le disuguaglianze e le ingiustizie cresceranno anche nell’importo
dell’indennità, in particolare tra chi ha avuto un lavoro stabile e ben
retribuito e chi invece avrà svolto lavori precari o saltuari e spesso mal pagati.
Questo creerà ulteriori diseguaglianze tra i pensionati e tra le diverse aree
del Paese. Ed è anche per questo, sottolinea il rapporto dell’Istat, che le
famiglie del Sud ‘presentano un’incidenza al rischio povertà ed esclusione sociale maggiore rispetto a chi risiede nelle regioni settentrionali’.
Fonte istat.it
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