L’Assemblea regionale siciliana ha approvato la
legge-voto che prevede agevolazioni fiscali per chi investe nei Comuni
dell’entroterra. Ora i siciliani attendono il via libero definitivo dal Parlamento nazionale
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Nei giorni scorsi l’Assemblea regionale siciliana ha approvato una legge-voto per l’istituzione di
agevolazioni fiscali nei Comuni montani. La nuova normativa prevede esoneri contributivi
per gli Enti locali con meno di 15 mila abitanti e che si trovano almeno a 500
metri di altezza dal livello del mare. Si tratta di paesi che stanno subendo un
graduale ma inesorabile spopolamento. In particolare, è prevista una riduzione
dell’aliquota dell’Imu per le nuove attività che utilizzeranno i locali sfitti,
l’Iva agevolata e aiuti per le startup. ‘Attendevamo questo momento da 1.706
giorni’ ha dichiarato il coordinatore regionale del comitato delle Zfm
(Zone franche montane), Vincenzo Lapunzina. ‘Ora il destino delle aree montane è nelle mani dello Stato, a cui chiediamo di essere leale con la
Sicilia, atteggiamento che in passato è mancato soprattutto nei confronti dei
resilienti delle montagne dell’isola’. La commissione
paritetica Stato/Regione dovrà, ora, decidere se destinare una parte dei
cespiti tributari maturati in Sicilia al finanziamento delle aree Zfm che il
presidente della Regione individuerà nei prossimi sei mesi.
C’è un Sud che non si arrende, che resiste e combatte contro la decadenza e lo spopolamento. Le
politiche di rigore nel bilancio statale iniziate alla fine del secolo scorso
hanno penalizzato soprattutto le aree interne del Sud e non solo. Sono diminuiti i
dipendenti degli enti locali territoriali e ridotti notevolmente i
trasferimenti di risorse finanziarie e, peggio ancora, sono stati chiusi diversi uffici
pubblici e presidi ospedalieri e giudiziari, nonché gli sportelli postali e bancari. Tagli
che limitano le opportunità di lavoro, soprattutto per diplomati e laureati,
molti dei quali oggi sono costretti ad emigrare. Non solo, il conseguente calo
dei residenti determina la chiusura delle scuole e le poche attività agricole, commerciali
e artigianali, oberate dai costi e dalle imposizioni fiscali, sono costrette a chiudere.
Inoltre, molte case e capannoni rimangono sfitte o inutilizzati, ma su cui è obbligatorio continuare a pagare le imposte locali e nazionali (Imu, Irpef, accise sulla corrente elettrica, etc.).
Il paradosso è che, nonostante questa ‘spending review’ sulle comunità locali, il debito pubblico continua ad aumentare sia in
termini assoluti, sia in rapporto con il Pil. Quella attuata finora è stata una politica economica fallimentare e miope che sta solo determinando la ‘morte’ di tanti piccoli paesi
montani e non solo. Ma gli abitanti di queste comunità non si arrendono. La
bellezza e la grandezza dell’Italia derivano dalla varietà di culture e
tradizioni. Non si può continuare ad assistere passivamente a questo decadimento. La Sicilia, come altre regioni del Sud, sta facendo la sua parte,
ora tocca alle autorità nazionali agire, ma i dubbi su un deciso intervento
statale sono tanti e tutti legittimi.
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