sabato 22 dicembre 2018

Vittorio Sgarbi, pensionato a sua insaputa

‘I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria’, art. 38 della Costituzione italiana 


di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Vittorio Sgarbi - (Foto dal profilo facebook)

‘La pensione è un’obbligazione che consiste in una rendita vitalizia o temporanea corrisposta ad una persona in base ad un rapporto giuridico con l’ente o la società che è obbligata a corrispondere per la tutela del rischio di longevità o di altri rischi (invalidità, inabilità, superstiti, ecc.)’. Essa è stata istituita verso la fine dell’Ottocento per garantire una vita dignitosa a chi non era più in grado di lavorare. Ma, negli ultimi cinquant’anni, è diventata un coacervo di ingiustizie e, in alcuni casi, è un modo per accrescere l’arricchimento personale.

Il primo intervento legislativo che in Europa ha introdotto il sistema pensionistico è del 1889 su iniziativa del cancelliere tedesco Otto Von Bismarck. Negli Usa il ‘primo assegno‘ per quiescenza è stato pagato solo ‘il 1 giugno del 1940 a Ida May Fuller’. Nel 1898, nasce in Italia la ‘fondazione della Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai’. L’iscrizione diventerà obbligatoria solo nel 1919. Nel 1933 l’Istituto prenderà il nome di Inps. La prima pensione sociale è stata erogata nel 1969.

Da allora è stato un susseguirsi di norme emanate per favorire l’accesso alla pensione. La legge più eclatante è stata quella relativa alle cosiddette pensioni baby che consentivano di andare in quiescenza dopo solo 14 anni, sei mesi ed un giorno di lavoro. Le riforme introdotte a partire dagli anni ’90 sono state approvate, invece, per ridurre la spesa pensionistica e per eliminare le storture esistenti, ma esse hanno finito per crearne di nuove. 

Oggi, la spesa complessiva per garantire le pensioni agli italiani ammonta a circa 270 miliardi di euro l’anno, vale a dire il 15% del Pil. Per gli uomini l’età minima per andare in quiescenza è di 66 anni e sette mesi. La pensione sociale è di circa 448 euro al mese che sale a circa 542 euro per coloro che hanno versato almeno 25 anni di contributi. Poi ci sono coloro che, invece, godono di un’indennità previdenziale ‘d’oro’, che va dai 5.000 ai 90.000 euro al mese.

E’ un sistema iniquo che nessuno riesce a riequilibrare. Di pochi giorni fa la notizia, passata quasi sotto silenzio, del pensionamento di Vittorio Sgarbi (66 anni). L’assurdità sta nel fatto che il deputato di Forza Italia e Sindaco di Sutri è in aspettativa dal 1985. La maggior parte dei suoi contributi previdenziali sono ‘figurativi’, cioè non versati, anche se valgono ai fini pensionistici. Ora percepirà un’indennità di quiescenza tra i 2.500 ed i 3.500 euro al mese. Sgarbi, che è stato condannato per assenteismo dal suo ufficio alla Sovrintendenza di Venezia, ha dichiarato al ilfattoquotidiano.it: ‘Ero sempre in aspettativa gratuita, non mi pagavano’. Ed ancora: ‘In effetti è incredibile. Primo: non l’ho chiesto, me l’hanno comunicato. Secondo: vado in pensione con la legge Fornero, ovvero le regole più severe per limite anagrafico’.

Il nostro è il Paese dove chi fa il furbo è premiato ed il sistema previdenziale è l’emblema delle ingiustizie. Con l'introduzione del calcolo contributivo e la prossima reintroduzione  delle pensioni di anzianità (quota 100), che consentiranno a tanti ma non a tutti di anticipare l’età pensionabile, le differenze e le iniquità tra i pensionati cresceranno.

Continueremo così ad avere pensionati con un’indennità di mezzo milione di euro lordi l’anno, pensionati baby (sono circa 800 mila coloro che percepiscono l’indennità da oltre 40 anni), pensionati con circa 448 euro al mese, pensioni di reversibilità anche a chi non ne ha bisogno, pensionati con due o più assegni previdenziali al mese, pensionati d’oro e pensionati che la pensione non la vedranno mai perché l’aspettativa di vita è una media ed è una probabilità statistica, e che, pertanto, questo è certo, non tutti arriveranno a 66 anni e sette mesi e comunque godranno dell’assegno di quiescenza per un periodo di anni inferiore rispetto a coloro che oggi sono in pensione.  

 

Fonte wikipedia.org

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