Cresce il rischio di cadere in povertà ed il Rdc non dà dignità a chi vuole non vuole vivere di assistenza
Foto da farodiroma.it |
È il dato peggiore dal 1995.
Questa situazione dovrebbe indurre i partiti a mettere al centro del dibattito elettorale
la questione sociale, invece non è così, perché? Quasi tutte le forze politiche
hanno annunciato di voler modificare o addirittura cancellare il Reddito di
cittadinanza. I leader della Destra hanno proposto di utilizzare quelle risorse per
finanziare la flat tax o tassa piatta. Può sembrare paradossale, ma nella
sostanza s’intende togliere ai poveri per dare ai benestanti.
Tra
i percettori dell’indennità voluta dal M5s ci sono soggetti che non sono in grado
di lavorare o che hanno un lavoro saltuario, ma ci sono anche coloro che potrebbero farlo ma si ‘accontentano’ dell’indennità che percepiscono.
L’errore
principale è stato quello di aver messo insieme povertà e politiche attive sul lavoro. Molte mansioni oltre ad
essere precarie e saltuarie sono mal retribuite. Questo non incentiva i
giovani. Lavorare per rimanere poveri scoraggia anche i più volenterosi. In
secondo luogo, le maggiori opportunità occupazionali sono soprattutto nel nord del Paese o all’estero. Per i migranti meridionali non c’è solo il
trauma dell’abbandono di amici e parenti, ma, spesso, si va a svolgere una mansione che è precaria o a tempo determinato e con il rischio concreto di cadere in
povertà.
Il
Rdc è necessario, ma non risolve i problemi sociali e soprattutto
non dà dignità a chi non vuole vivere di assistenza.
Fonte Eurostat
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