di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da istat.it |
Questi
dati, che confermano la gravità della situazione italiana ed in particolare il divario tra Nord e Sud, sono in netto contrasto con le richieste per il Reddito di
cittadinanza. Ad aprile esse erano, secondo l’Inps, 1.016.977. Il maggior numero di
domande è stato presentato in Campania (172.175), seguita dalla Sicilia
(161.383). Nel Lazio sono state 93.048, in Puglia 90.008 e in Lombardia 90.296.
Mentre il minor numero di richieste è stato registrato in Valle d’Aosta (1.333),
seguita dal Trentino (3.695) e dal Molise (6.388).
Di
fronte a questa situazione i nostri governanti dovrebbero chiedersi: com’è
possibile che a fronte di circa 5 milioni individui che vivono in povertà assoluta e ad altri 9 milioni che sono a rischio di esclusione sociale le richieste del Rdc
siano poco più di un milione? Ad oggi nessuna riflessione è stata fatta, ma
forse è chiedere troppo in un’epoca di selfie e fakenews.
Ecco
tre possibili spiegazioni, ma di sicuro c’è ne sono tante altre. La prima è che
tra gli indigenti ci sono tanti finti poveri e, di conseguenza, altrettanti
piccoli evasori fiscali. La seconda ipotesi è che tanti indigenti pur di racimolare il minimo indispensabile per sopravvivere sono disposti a lavorare
‘a nero’ o, se si tratta di imprenditori o professionisti a non dichiarare
tutto il ricavato delle loro micro-attività. Oppure il meccanismo di accesso al
Rdc è così stringente che in tanti hanno rinunciato per l’esiguità dell’importo erogato o non hanno potuto fare la domanda. Tra questi ultimi di certo ci sono la gran parte
del milione e mezzo di poveri stranieri stimato dall’Istat. Insomma, con il Rdc
milioni di poveri rimarranno poveri, nonostante le esultanti affermazioni del
vicepremier Luigi Di Maio.
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