di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da portaleconsulenti.it |
‘Il sogno di Sceila sarebbe quello di intitolare una
strada del paese al suo Riccardo. Vorrebbe tanto fare come Gloria Puccetti, la
mamma di Matteo Valenti, morto in fabbrica a causa di un incendio che nessuno
ha saputo spegnere per mancanza delle misure di prevenzione e della formazione
necessaria. Due anni fa Gloria è riuscita a installare una piccola statua in
ricordo di Matteo, sul lungo canale in Darsena a Viareggio. <Ho un altro
figlio che è venuto ad abitare proprio di fronte alla statua - racconta
Gloria -. Quando esce con gli amici si dà appuntamento “davanti alla
statua”, mangia vicino alla statua. È diventato il nostro punto di riferimento,
il nostro modo per andare avanti. L’altro giorno è passata una ragazzina con il
cellulare, si è fatta un selfie con lui, probabilmente senza sapere chi fosse.
Io sono stata felice>’. Questa storia è una delle tante che Marco Bazzoni, operaio delegato Fiom Cgil, raccoglie ogni mattina prima di andare al lavoro. Un elenco infinito di ‘morti
bianche’, di lavoratori che si sono recati sul posto di lavoro, ma che non
hanno mai fatto ritorno nella loro casa. Per quanto tempo ancora dovremo assistere a queste tragedie?
Le nuove tecnologie e l’informatizzazione dei processi
produttivi hanno incrementato i profitti delle aziende, ma non si stanno
dimostrando utili a rendere i luoghi di lavoro idonei a garantire e tutelare la
salute dei lavoratori. L’obbligo che hanno gli imprenditori di adottare le
misure sulla sicurezza e sui corsi di formazione previsti dalla legge non è sufficiente
ad impedire gli incidenti mortali.
Il presidente dell’Inail, Massimo Felice, ha presentato
ieri la Relazione annuale 2018 sui dati relativi agli infortuni sul lavoro e
delle malattie professionali. L’Istituto ha registrato poco più di 645mila
denunce di infortunio, in lieve diminuzione rispetto al 2017 (-0,3%). Quelli
riconosciuti dall’Inail sono stati circa 409mila con una riduzione del 4,3%
rispetto all’anno precedente. Le denunce per gli infortuni mortali sono state
1.218 (+6,1% rispetto al 2017). Quelli accertati dall’Istituto sono stati 704, cioè
il 4,5% in più rispetto al 2017. Di questi 421 (60%) sono avvenuti ‘fuori dell’azienda’.
La situazione sta peggiorando nel 2019. Nei primi
cinque mesi i casi mortali denunciati all’Inail sono stati 391, due in più
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Mentre le denunce sono sostanzialmente
invariate. I casi di malattie professionali registrati nel 2018 sono stati circa
59.500, in aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Nei primi cinque mesi
del 2019 le denunce sono invece in lieve incremento (+1,4%).
Mentre il vicepremier Matteo Salvini 'gioca' con la vita
dei migranti della Sea-Watch 3 e non solo e l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, ‘bisticcia’ con il collega di partito Alessandro
Di Battista in Italia si continua a morire sui luoghi di lavoro. Per chi ci
governa questo argomento non é 'interessante', non fa guadagnare voti, allora, per loro, è meglio occuparsi d’altro.
Fonti: inail.it e articolo21.org
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