sabato 18 giugno 2022

Istat: ‘Famiglie sicuramente povere soprattutto nel Mezzogiorno’

Secondo il Report pubblicato dall’Istat la povertà assoluta nel 2021 si è mantenuta sostanzialmente stabile rispetto al 2020, mentre è in crescita quella relativa, le famiglie ‘sicuramente povere’ sono al Sud

di Giovanni Pulvino

Nel 2021 erano in condizioni di povertà assoluta ‘poco più di 1,9 milioni di famiglie’, che corrispondo a ‘circa 5,6 milioni di individui’, esattamente come l’anno precedente. A sostenerlo è il report sulla povertà pubblicato dall’Istat. A livello territoriale la stima più alta è stata rilevata nel Mezzogiorno (10,0%), in aumento rispetto al 2020 (9,4%), mentre al Nord è scesa al 6,7% dal 7,6%. Il 42% delle famiglie più povere risiede al Sud, nel 2020 erano il 38,6%. L’incidenza della povertà è maggiore nei nuclei familiari più numerosi, in particolare quelli con figli minori. Ad incidere è anche il livello di istruzione. La povertà, infatti, ‘decresce al crescere del titolo di studio della persona di riferimento della famiglia’. Nel 2021 i bambini in povertà assoluta erano 1 milione 382mila. L’incidenza più alta è stata registrata nel Sud d’Italia (16,1%).

‘La cittadinanza gioca un ruolo importante nel determinare la condizione socio-economica della famiglia. Gli stranieri in povertà assoluta erano nel 2021 oltre un milione e seicentomila cioè il 32,4% del totale’, in proporzione sono quattro volte di più rispetto agli italiani. L’incidenza più alta è stata registrata, anche in questo caso, nel Mezzogiorno.

Nel 2021 la povertà relativa è salita ‘all’11,1% rispetto al 10,1% del 2020 e le famiglie in quelle condizioni sono state stimate in 2,9 milioni, erano 2,6 milioni’. Si tratta di quasi 8,8 milioni di individui (14,8% contro il 13,5%). Nel Meridione l’incidenza è al 20,8% rispetto al 18,3% dell’anno precedente. Nel Nord era al 6,5% ed al Centro al 6,9%. La Puglia è la regione dove è stata registrata l’incidenza più alta (27,5%), seguita dalla Campania (22,8%) e dalla Calabria (20,3%). Mentre i valori più bassi sono stati rilevati in Trentino-Alto Adige (4,5%), Friuli-Venezia Giulia (5,7%) e Lombardia (5,9%).

‘Famiglie sicuramente povere soprattutto nel Mezzogiorno’ sottolinea il report dell’Istat. Nel 2021 i nuclei familiari con ‘livelli di spesa mensile equivalente sotto la linea standard del 20% erano il 5,2% contro il 4,5% del 2020’. Nel Sud erano il 10,0% cioè quasi il doppio del livello nazionale. Quelle ‘appena povere’ con un spesa cioè inferiore di non oltre il 20% erano il 6,0%, nel Sud la percentuale raggiunge il 10,8%.

È una tendenza storica. La povertà assoluta è ai massimi degli ultimi anni (7,5%). Nel 2017 era del 6,9%, in netta crescita rispetto all’anno precedente (6,3%).

Il disagio sociale di tante famiglie ha portato all’introduzione nel 2018 del reddito di inclusione e nel 2019 del reddito di cittadinanza da cui, è bene ricordarlo, sono esclusi gli stranieri residenti nel nostro Paese. Nonostante queste misure gli effetti della pandemia dovuta al Covid-19 e le crescenti diseguaglianze hanno determinato un’ulteriore crescita del disagio sociale, soprattutto nel Mezzogiorno. La povertà non è stata cancellata come annunciò enfaticamente nel 2019 l’allora ministro dello Sviluppo economico, nonché vicepresidente del Consiglio e leader del M5S Luigi Di Maio. L’indagine dell’Istat conferma una situazione di povertà assoluta e relativa che tende a crescere nonostante i provvedimenti di sostegno al reddito adottati. Oggi in Italia anche chi lavora è poveroEd è paradossale che la Lega che ha introdotto il Rdc insieme al M5s oggi si batte per abolirlo o quantomeno modificarlo 'sostanzialmente', ma perché? È odio verso i poveri? E' troppo difficile da immagine, allora perché? La povertà non è una scelta, magari lo fosse, ma così non è.  È il sistema economico capitalista che la determina e con esso l’incapacità dei nostri governanti che non sanno o non vogliono adottare misure veramente efficaci contro la miseria e l’ingiustizia sociale. 

La guerra tra la Russia e l’Ucraina, l’emergenza energetica, i cambiamenti climatici ed i privilegi generati del sistema economico stanno accentuando le diseguaglianze e la condizione di povertà di milioni di famiglie. Che cosa aspettano i politici italiani ed i tecnici che guidano questo Paese da almeno un decennio a mettere al centro del dibattito politico il tema della povertà? Quasi sei milioni di persone, tra cui oltre un milione di bambini, non dispongono del minimo indispensabile per vivere dignitosamente e quasi nove milioni di individui rischiano di cadere in miseria, cos'altro deve accadere per scuotere le coscienze della nostra classe dirigente? 

Tutti nel nostro quotidiano dovremmo agire tenendo presente una frase detta in una celebre intervista da Sandro Pertini: 'Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero'.

Fonte istat.it, twitter.it e yuotube.com


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