I presupposti per una vittoria della Destra alle prossime elezioni politiche ci sono tutti, ma si può evitare?
Enrico Letta e Carlo Calenda |
Cosa
determinò quel risultato?
Il Partito
democratico fondato il 14 ottobre del 2007 decise di presentarsi alla consultazione
alleandosi solo con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Il segretario,
Walter Veltroni, ed il gruppo dirigente di allora ritennero di poter vincere le
elezioni escludendo dalla coalizione la Sinistra cosiddetta ‘radicale’. Quell’alleanza
raggiunse il 37% dei voti, mentre la Destra superò il 46%.
Il
Pd di Enrico Letta sembra intenzionato a seguire la stessa linea politica. Un’alleanza
elettorale fatta di ex, tutti o quasi di Centro. Ex renziani come Carlo Calenda, ex
grillini come Luigi Di Maio, ex radicali come Benedetto Della Vedova e Emma Bonino, socialisti come Riccardo Nencini, ex
forzisti come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna ed ex Pd come Roberto Speranza e forse Matteo Renzi, si proprio quello che disse ‘stai sereno Enrico’. Leader o esponenti di piccoli
gruppi in cerca di seggi blindati.
È un’armata
Brancaleone che si dividerà subito dopo le elezioni. Un miscuglio che mette
insieme tutte le forze politiche ‘moderate’ a sinistra ed a destra del Pd, ma
esclude il M5s e la nascente Unione popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris,
perché?
La
motivazione è politica. E non ha nulla a che vedere con la caduta del governo
Draghi. Il ragionamento è semplice. Il Centrosinistra non può vincere le elezioni,
ma, limitando il ‘danno’, può, ad urne chiuse, creare le condizioni per un
governo ‘moderato e riformista’, (una volta avremmo detto ‘democristiano’), magari
con un ritorno dell'ex governatore della Bce alla presidenza del Consiglio.
La strada
è in salita. Il sistema elettorale voluto dal Pd di Matteo Renzi e la riforma
costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari voluta dal M5s e votata
dal Centrosinistra rendono il raggiungimento di questo obiettivo assai
difficile. Solo il cosiddetto ‘campo largo’ potrebbe competere, ma allora
perché rinunciarvi a priori?
Il 37% dei seggi sarà assegnato con il sistema maggioritario a turno unico. Le coalizioni hanno un notevole vantaggio sui singoli partiti. I sondaggi danno il Centrodestra al 45%. Il Centrosinistra (il Pd con Azione e + Europa e gli altri gruppi) può ambire al 30% dei consensi. Il M5s è dato intorno al 12%. I numeri non sono un’opinione. Ed è evidente che solo con un’ampia convergenza il Centrosinistra potrà contendere la vittoria alla Destra, il resto sono solo sterili polemiche politiche di chi è abituato a vivere nei quartieri Ztl ed a fare politica stando comodamente seduto nei salotti delle televisioni nazionali.
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