sabato 30 luglio 2022

Si continua a morire di e per il lavoro, ma quando finirà questa mattanza?

Nel 2021 ci sono stati 1.361 morti sul lavoro, a sostenerlo è la Relazione annuale presentata a Palazzo Montecitorio dal presidente dell’Inail, Franco Bettoni

di Giovanni Pulvino

Foto da inail.it

Senza considerare i contagi di origine professionale dovuti al Covid-19, ‘gli infortuni tradizionali denunciati sono aumentati del 20% e i casi mortali di quasi il 10%’. Questo è quanto si legge nella Relazione annuale 2021 pubblicata dall’Inail.

I casi segnalati all’Istituto Nazionale per gli infortuni sul lavoro sono stati 564 mila, in calo dell’1,4% rispetto all’anno precedente. La diminuzione è dovuta alla riduzione dei contagi professionali causati dal Covid-19 che sono passati dai 150 mila del 2020 ai 50 mila del 2021. Invece, le denunce per infortunio tradizionale hanno fatto registrare un aumento del 20%. Gli infortuni con ‘esito mortale sono stati 1.361’, (3,73 al giorno) in diminuzione del 19,2% rispetto al 2020. Senza quelli dovuti al Covid-19, le denunce per infortuni mortali tradizionali sono cresciuti del 10% rispetto all’anno prima.

Si continua a morire di e per il lavoro.

Eppure, i controlli non mancano. Nel 2021, nonostante l’assottigliarsi delle risorse, le ispezioni nei luoghi di lavoro sono state circa 3.740.00, più o meno come l’anno precedente. Le leggi ci sono ed i corsi di formazione sulla sicurezza sono obbligatori, ciò nonostante, i decessi continuano ad aumentare, lo scorso anno sono stati più di tre al giorno, com’è possibile? È negligenza dei titolari, imprudenza dei lavoratori o semplicemente sono dovuti ad un insieme di tragiche coincidenze? Di certo è una piaga a cui non si riesce a porre fine.

Nel lecchese un operaio di 51 anni è morto folgorato in un’azienda di Annone Brianza. Nel genovese un altro operaio di 60 anni è precipitato dal terzo piano di una palazzina dove stava lavorando sotto gli occhi del figlio. Stava montando una finestra in un’abitazione di Lumarzo. Un ragazzo di 18 anni si colpisce alla gola con un’accetta. Stava tagliando sughero nelle campagne dell’Ostianese, in Sardegna. Lavorava per una ditta del suo paese, Alà dei sardi. È morto dissanguato. 

Non c’è un giorno senza la notizia di un incidente mortale sul lavoro.

Sono dipendenti spesso mal retribuiti o in nero o con contratti a termine, ma sono anche titolari e lavoratori in regola di piccole o piccolissime imprese i cui margini di guadagno sono talmente limitati che spesso derogano sulla sicurezza. È una questione culturale. La priorità per le imprese è il profitto, mentre per i dipendenti a volte a prevalere è il bisogno economico.

La vita è breve e non possiamo permetterci di sciuparla per negligenza, avarizia o per necessità. No, non è più concepibile. 

Può apparire retorico ripeterlo per l’ennesima volta, ma è ora di mettere le nostre imprese ed i nostri lavoratori nelle condizioni di poter operare in sicurezza e con la certezza che a fine giornata torneranno alle loro case.

Fonti inail.it e adnkronos.com

Nessun commento:

Posta un commento