Il Rapporto Annuale 2022 pubblicato dall’Istat certifica le crescenti disuguaglianze nel mercato del lavoro
Foto da ilo.org |
Nonostante
ciò, il mercato del lavoro ‘continua a essere profondamente diseguale’. Metà
delle donne non lavorano ed i giovani da 25 a 34 anni non hanno recuperato il
tasso di disoccupazione del 2007.
Il
Mezzogiorno rimane indietro rispetto al Nord del Paese.
Le disuguaglianze crescono anche nelle ‘forme lavorative’. Si riducono gli occupati
nel lavoro indipendente dei lavoratori in proprio (artigiani, agricoltori,
commercianti), dei coadiuvanti e dei collaboratori. Aumenta invece il lavoro
dipendente a tempo determinato, in particolare ‘con contratti di breve durata,
cioè con un’occupazione di durata inferiore a sei mesi’. Ed è aumentata
l’occupazione part-time che nella maggior parte dei casi è involontaria. Nel
2021 essa ha riguardato un quinto degli occupati.
Cinque milioni di lavoratori sono a tempo determinato, collaboratori o part-time. Sono giovani, donne e stranieri, residenti nel Mezzogiorno e con un basso livello di istruzione. ‘Il lavoro somministrato (390mila unità) e intermittente (214 mila unità) tra il 2012 ed il 2021 è più che raddoppiato’. Questi dipendenti lavorano mediamente undici giornate al mese.
In Italia anche chi lavora è povero.
‘Se non cresce l’occupazione, in particolare femminile, aumenterà la povertà, e il Paese sarà condannato a una perdita del potenziale di produttività e di crescita aggiuntiva’, sottolinea nelle conclusioni il Rapporto.
Fonte
istat.it
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