giovedì 24 dicembre 2020

Istat: oltre 12 milioni di italiani sono a rischio povertà o esclusione sociale

Il Rapporto Istat 2019 sulle condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie conferma le disuguaglianze e il rischio di cadere in miseria per oltre il 20% degli italiani. Ma non avevamo abolito la povertà?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da istat.it

Il 28 settembre del 2018 l’allora ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio annunciò dal balcone di Palazzo Chigi l’abolizione della povertà. I dati pubblicati dall’Istat confermano invece che questa condizione è rimasta immutata per milioni di italiani e che tanti altri rischiano di caderci.

Il numero di individui a rischio di povertà o esclusione sociale è rimasto stabile. Nel 2019 erano circa 12 milioni e 60 mila individui, cioè il 20,1% del totale della popolazione italiana. A sostenerlo è il Rapporto Istat sulle condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie del 2019. Si tratta di persone che vivono con un reddito mensile di circa 858 euro, mentre il 7,4% si trovava in una ‘grave deprivazione materiale’.

La media nazionale rimane molto elevata, anche se è passata dal 27,3% del 2018 al 25,6% dello scorso anno. La percentuale più alta è stata registrata nel Mezzogiorno, dove le persone a rischio di povertà ed esclusione sociale sono passate dal 45% del 2018 al 42,25 del 2019. Mentre, il rischio di cadere in povertà è rimasto invariato o quasi, è passato cioè dal 34,4% al 34,7%.

La disuguaglianza tra i ceti sociali rimane stabile. Il reddito delle famiglie più povere resta sei volte inferiore rispetto a quello delle famiglie più abbienti. È cresciuto, sia pur di poco, il reddito da lavoro dipendente, mentre è diminuito quello da lavoro autonomo. Il reddito netto medio delle famiglie (31.641 euro annui) è aumentato in valore nominale, ma si è ridotto in termini reali (-0,4%).

Nel Meridione esso è stato di 29.876 euro (la media nazionale è stata di 36.416 euro), mentre nel Nord-est è stato di 40.355 euro, cioè il 25,96% in più rispetto al Sud del Paese.

Nel Mezzogiorno ‘la disuguaglianza reddituale è più accentuata’. Il 20% più ricco della popolazione aveva un reddito 5,8 volte superiore a quello della fascia più povera, mentre il rapporto più basso (3,9) è stato registrato nel Nord-est.

Fonte istat.it

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