Le elezioni amministrative del 12 giugno scorso ed il successivo ballottaggio del 26 hanno riportato il Centrosinistra alla vittoria. Non accadeva da tempo, come mai?
Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio |
Dalla caduta del muro di Berlino con
la fine della cosiddetta ‘Prima Repubblica’ e la nascita del berlusconismo non
contano più i programmi e le ideologie, ma il carisma del leader. Una forma di
populismo non nuova, ma che alla fine del secolo scorso è tornata ad essere dominante
sulla scena politica. Ed ancora oggi è così, ma qualcosa sta cambiando.
La sua base economica è il consumismo. Promettere è la parola chiave. La coerenza non è necessaria. Contano l’immagine e la pubblicità. I comizi politici si fanno in tv o sui social, le interviste con il giornalista amico o, comunque, accondiscendente. Il confronto si fa solo se i sondaggi ci danno in svantaggio. Ed è fondamentale avere la proprietà delle televisioni e dei mass media o determinarne la direzione. Questo succedeva con Silvio Berlusconi, poi sono arrivati i suoi ‘emuli’: Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Nati presenzialisti, hanno fondato la loro linea politica sui personalismi, sulle promesse e sulle repentine ‘giravolte’ di opinioni ed obiettivi. Passare dalla Sinistra alla Destra è, per loro, del tutto naturale. Cambiare linea politica è una questione di tempi e di convenienze. Se cadono restano comunque in piedi. I leader non perdono mai, casomai è responsabilità del partito, della tv, degli avversari interni ed esterni, del complotto giudiziario. Ora ci sta provando Giorgia Meloni, che, a differenza degli altri, ha due scheletri nell’armadio: il suo background politico e soprattutto i suoi compagni di viaggio.
Premesso tutto questo, la mini vittoria
del Centrosinistra alle ultime lezioni amministrative rappresenta un cambio di direzione?
Il carisma del leader non sembra bastare più, occorre anche un gioco di squadra. In fondo è sempre stato così. Specie in un sistema tripolare come
quello italiano. I problemi nascono quando ci si divide, quando non si è umili,
quando non si fa gruppo, quando il leader non è ‘autorevole ‘ e, comunque,
riconosciuto come tale.
Enrico Letta, segretario del Partito democratico, sembra una figura
grigia, poco presenzialista, ma forse è propria questa la sua forza.
Il Centrosinistra è riuscito ad espugnare Verona perché ha dato spazio a chi vive il territorio e lo fa senza interesse o ‘brama’ di potere. Forse è troppo presto per dirlo, ma i risultati delle ultime elezioni amministrative sono il segno di un cambiamento, di un ritorno alle idee, ai valori, alle comunità.
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