La vicenda politica di Nicola Zingaretti è un ricorso storico quasi inevitabile. La Sinistra italiana paga ancora una volta per la sua generosità
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Nicola Zingaretti - (foto da it.wikipedia.org) |
La rinascita dell'Italia dopo il Ventennio fascista ed il
dramma della guerra non poteva avvenire senza il sostegno dei comunisti e dei
socialisti, ma nel 1948 a vincere le elezioni furono le forze moderate.
Lo
fece Enrico Berlinguer nel 1976 con il compromesso storico. Tre anni prima in
Cile i militari erano andati al potere con un colpo di Stato. Lo stesso era avvenuto in Grecia nel
1967. Analoga sorte in tanti altri Paesi soprattutto del
centro e del sud America. Lo scopo era impedire alle forze di Sinistra di accedere
al governo dei loro paesi. In Italia sono gli anni della strategia della tensione e del terrorismo. Il PCI non poteva sottrarsi al Governo di solidarietà
nazionale, ma fu il solo partito che nel decennio successivo ne pagò le
conseguenze elettorali.
Nel
1992 eravamo in piena crisi finanziaria. Lo scoppio di Tangentopoli era inevitabile.
Il fenomeno corruttivo cresciuto a dismisura negli anni Ottanta non era più
sostenibile per le casse dello Stato. Il sostegno dei partiti di Sinistra fu necessario
ancora una volta.
I
sacrifici fatti per entrare nell’Euro alla fine degli anni Novanta costarono le
dimissioni da Presidente del Consiglio a Romano Prodi ed a seguire a Massimo
D’Alema.
Il sostegno
del Partito democratico di Pierluigi Bersani al governo tecnico di Mario Monti
dopo i disastri del berlusconismo è stato il principale motivo della mancata
vittoria del Centrosinistra alle elezioni del 2013.
Ora, dopo due anni di lotta alla pandemia e di una complicata condivisione con Italia Viva ed il M5s, l’appoggio al governo tecnico/politico di Mario Draghi. La parte più complicata dell'epidemia è alle nostre spalle ed occorre spendere gli oltre 200 miliardi del Recovery plan. Non c'è più bisogno della Sinistra.
La vicenda politica di Nicola Zingaretti sembra un ricorso storico quasi inevitabile.
I partiti progressisti fanno 'il lavoro sporco' quando le cose non vanno bene o sono impopolari,
ma poi a trarne vantaggio sono quelli di centro e di destra. La serietà in politica non paga. I leader che hanno senso delle istituzioni e si
limitano a guardare al futuro del Paese prendendo decisioni difficili poi ne
pagano le conseguenze.
È
una questione di senso del dovere. Caratteristica ineludibile nella personalità
dei grandi leader dei partiti di Sinistra. Prima gli interessi del Paese, poi
quelle di partito, ripeteva spesso Pier Luigi Bersani quando era segretario del
Pd. Il senso della comunità viene prima di quello di parte. È un principio
tipico del popolo di Sinistra, ma è anche una delle principali ragioni della
perdita di consensi tra i lavoratori. Perché si sa quando c’è una crisi a pagarne i costi sono le categorie più deboli, proprio quelle che i progressisti
dovrebbero rappresentare.
È anche un fatto culturale.
La pecora che si affida al lupo non fa un buon affare, mai, ma, nonostante ciò, ripete sempre lo stesso errore, chissà perché.
Non condivido pienamente l'analisi, secondo me è stato un errore per il centrosinistra appoggiare il governo Monti, venendo a identificarsi con l'austerità neoliberista e politiche antipopolari e inefficaci, e questa volta il nuovo governo rischia di fare lo stesso errore, di dare la stessa risposta della crisi del 2010-2011...
RispondiEliminaConcordo.
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