Matteo Renzi è uscito dal Partito democratico, ma continua a condizionarne le scelte e la linea politica
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Andrea Marcucci e Simona Malpezzi (foto da zazoom.it) |
Per
comprendere le ragioni di questo paradosso occorre risalire ai giorni che
precedettero la presentazione delle liste per le elezioni politiche del 2018.
Allora
alla guida del Pd c’era l'ex sindaco di Firenze. Come si sa le liste elettorali sono
predisposte dai partiti, in particolare dalle segreterie. Con l’attuale sistema
elettorale si possono inserire le candidature dei ‘propri amici’ nei collegi 'blindati' e quelle degli avversari in quelli dove l’elezione è improbabile.
Con
le liste bloccate del ‘Rosatellum’ è stato semplice per l'ex segretario del Pd inserire
i ‘propri’ sostenitori nelle liste e nelle circoscrizioni dove era assai
probabile ottenere il seggio. Tutto a danno delle altre correnti, in
particolare di quella di ‘Sinistra’.
Il
Pd ha perso le elezioni del 2018, ma Matteo Renzi ha vinto lo stesso. Nonostante la scissione di Italia Viva la gran parte dei senatori e dei deputati democratici che oggi siedono in
Parlamento appartengono alla sua corrente. Molti di questi costituiscono il
gruppo di maggioranza relativa del Pd. Si tratta dei cosiddetti riformisti.
Sono guidati da Andrea Marcucci e Luca Lotti. Insomma, l’ex sindaco di Firenze oltre ad
essere il segretario di IV, può influenzare le scelte dei democratici
attraverso la sua corrente all’interno del Partito democratico.
Sembra
un stramberia, ma così non è. Mentre il senatore di Rignano va in giro per il
mondo a fare conferenze, i 'suoi' parlamentari fanno il lavoro ‘sporco’. All’inizio
della legislatura hanno inserito esponenti della loro corrente nei posti di rilievo del Pd. Nel 2019 hanno ‘costretto’ l'ex segretario ed il suo gruppo parlamentare a dare vita al Giuseppe Conte 2 e nel 2021 al governo di Mario Draghi. Ora hanno imposto anche i capigruppo.
Probabilmente Nicola Zingaretti si è dimesso proprio perché non è riuscito ad impedire queste dinamiche
interne. Enrico Letta dovrà affrontare lo stesso problema: riuscirà
a liberare il Pd dai 'renziani'? La risposta è no. Per farlo dovrà aspettare il
2023, quando ci saranno le elezioni politiche. Nel frattempo, il maggior
partito del centrosinistra dovrà abbozzare ed evitare che al danno segua la beffa,
quella dell’estinzione.
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