Oltre due milioni di italiani hanno ricevuto una dose del vaccino senza essere nelle liste di priorità, com’è stato possibile?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da governo.it |
Il
report del commissario per l’emergenza è chiaro: sono oltre due milioni gli italiani
che hanno ricevuto una dose del siero sotto la voce ‘altro’. Più del 20%
dei dodici milioni di vaccini disponibili è stato somministrato a soggetti non
rientranti nelle liste di priorità.
‘Con che coscienza uno salta la lista e si fa vaccinare?’ Ha detto con enfasi il commissario Figliuolo. Concetto ribadito successivamente anche dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi.
Questo
fenomeno è particolarmente evidente in alcune regioni. In Sicilia, in Calabria,
in Puglia, in Valle d’Aosta e in Toscana questi presunti ‘abusi’ hanno
sfiorato il 30% del totale. Dirigenti, avvocati, professori universitari, presunti
sanitari, guide turistiche dei parchi e persino sacerdoti e seminaristi hanno ricevuto
la prima dose di vaccino, mentre decine di migliaia di ultraottantenni sono
ancora in attesa.
Come è stato possibile tutto questo?
Siamo il paese dei furbetti, questo si sa. Il precedente governo guidato da Giuseppe
Conte è stato accusato di non aver saputo accelerare sulle somministrazioni.
Ebbene il cambio di passo auspicato con il nuovo esecutivo di unità nazionale di Mario Draghi finora non
si è visto. Certo i vaccini a disposizione non sono sufficienti, ma c’è anche
altro.
Ogni regione va per conto suo. La legislazione concorrente introdotta con la riforma
costituzionale del 2001 è alla base di questo disastro. Chi decide sulla Sanità?
Il sistema introdotto con l’articolo 117 della Costituzione funziona così. Il ministero
della Sanità stabilisce le direttive nazionali, ma poi ad attuarle sono gli
enti locali. Le indicazione spesso vengono interpretate diversamente da regione
a regione. Stando così le cose per i 'furbetti' dei vaccini è facile trovare un
cavillo o una norma che gli consente di saltare la fila.
Tutto
questo è possibile soprattutto perché le autorità locali lo hanno consentito e favorito. Poi
come al solito esse scaricano la responsabilità delle loro decisioni sul Governo e sul
ministro della Salute.
Ma anche questo non sorprende.
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