Ad un certo punto della radiocronaca irrompeva la voce rauca di Sandro Ciotti: ‘Scusa Ameri, scusa Ameri … la Pistoiese è passata in vantaggio ...’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Schedina del 17/09/1981 da vigevano24.it |
‘Gentili ascoltatori buongiorno, stiamo per collegarci
con san Siro per Milan-Perugia, con Torino per Torino-Napoli, con Ascoli per
Ascoli-Internazionale, con Bergamo per Atalanta-Juventus e con Lecce per
Lecce-Pescara. Ai microfoni sono i colleghi Enrico Ameri, Sandro Ciotti,
Claudio Ferretti, Alfredo Provenzali ed Ezio Luzzi. Cominciamo con i primi
tempi, la linea a Milano’.
Tra un collegamento e l’altro non mancavano i commenti,
ma, di solito, si ascoltava senza parlare. Ognuno di noi poteva immaginare le
azioni ed i gol descritti dai commentatori. Non c’erano vincoli alla nostra fantasia se non quelli delle parole usate con grande stile e competenza dai radiocronisti.
Ci facevamo un film delle partite. Era come ascoltare una radio in bianco e
nero. I nostri ‘replay’ erano pure essi senza colore. Le poche immagini televisive
trasmesse in prima serata dalla Rai erano anch’esse in bianco e nero. Solo
allora potevamo confrontare quanto avevamo immaginato con quanto era realmente
accaduto qualche ora prima sui vari campi di calcio.
Quando si è giovani è bello sognare, non costa nulla, un futuro
c’è sempre, poi, più tardi, capisci che così non è. I domani diventano sempre di meno e ti rendi conto che presto non ci saranno più neanche quelli.
Le parole giungevano estemporanee dall’etere, si sapeva
che venivano da lontano, ma erano diventate familiari. Erano un appuntamento domenicale a cui nessuno di noi poteva mancare. Durante la settimana c’erano anche
le partite della Coppa delle Coppe, della Coppa Uefa o della Coppa dei
Campioni, ma si svolgevano di sera e la condivisione non era possibile. Avevano
un altro sapore ed un altro colore, sapevano di solitudine e malinconia anche se ti 'immergevi' in una dimensione internazionale. La
domenica pomeriggio invece ovunque ci fosse qualcuno con la radio accesa si
formava un campanello intento ad ascoltare. Stavamo seduti a Sant’Antonino, sul muretto di piazza Marina, in piedi nel cortiletto della scuola elementare o
davanti al tabacchino.
‘Scusa Ciotti … la Fiorentina è passata in vantaggio…’
Uno, ics o due? Nel quadratino della schedina si poteva indicare solo uno dei tre risultati
possibili delle tredici partite da pronosticare. Lo facevamo praticamente
tutti. Due colonne erano il minimo. Il sistema, invece, ci consentiva di
giocare le triple e le doppie. Costava di più, pertanto eravamo costretti a
condividere la spesa per giocarlo, era un altro modo di essere comunità. Pochi
di noi avevano le disponibilità finanziare o l’intenzione di spendere tanti soldi
per giocare da soli.
‘Ed ora un breve riepilogo dai campi … Roma 1 - Lecce
2, Juventus 3 - Catania 1, … in serie C la Carrarese è passata in vantaggio
sulla Cremonese…’
Una volta mancammo un tredici milionario per un nulla. Altre
volte facemmo undici o dodici, quel poco che ci fruttarono lo utilizzammo per
le schedine successive. Il difficile era combinare i risultati più probabili
con le ‘sorprese’, cioè quelli delle partite ‘scontate’ con quelli
inverosimili. Spesso capitava di indovinare i primi e non i secondi o
viceversa. E poi c’erano gli incontri di Serie C ed a volte di Serie D. Erano
squadre sconosciute, il pronostico era difficile da fare. Non tutti erano
d’accordo con le triple o le doppie da inserire o con i pronostici da fare, ma
si fidavano sempre di chi faceva il sistema o la schedina. Non ho mai capito a cosa fosse dovuta tanta fiducia, ma c’era e ci sarebbe stata sempre. Questo
bastava ed incentivava a fare meglio.
‘Linea a Napoli fino al termine, i colleghi possono
interrompere solo per i risultati finali’ ….
Spesso i gol arrivavano in zona cesarini ed erano
quelli che decidevano le sorti della schedina. Allo scadere del novantesimo
minuto il recupero non era indicato dalla lavagna luminosa, solo l’arbitro
sapeva quanto doveva durare. Al termine delle partite restava sempre un po' di
delusione, ma non importava. Quello che contava era che alle tre della domenica
successiva saremmo stati di nuovo tutti lì a tifare ed a sperare in un gol o in
un interruzione da Milano o dal Cibali di Catania che ci raccontasse la buona
notizia. E se questo non fosse avvenuto pazienza, ci saremmo rifatti la volta
dopo.
‘Bene gentili ascoltatori abbiamo terminato, vi ricordiamo
che su Radio 2 andrà in onda la seconda parte di ‘Domenica sport’, assistenza
tecnica di ….
Finite le partite ed in attesa delle immagini televisive era tempo dei
commenti. Tutti esperti, si sa. In fondo il calcio è un gioco semplice ed è
democratico, chiunque poteva dire la sua ed era comunque un giudizio valido. I
tifosi eravamo tutti sullo stesso piano, le squadre un po' meno, lì contavano i
soldi. Ancora oggi è così, anzi oggi lo è ancora di più. E non ci importava e
non ci importa che il Sud anche nello sport era ed è un passo indietro
rispetto al resto del Paese. La passione per il calcio non ci faceva e non ci fa ‘vedere’
questa discriminazione economica e sportiva. Lo davamo e lo diamo per scontato,
ma, a pensarci bene, era ed è una grande ingiustizia.
Intanto, un’altra domenica pomeriggio era trascorsa. Altra memoria a perdere era nata, inutile ed effimera come tutto,
come sempre.
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