Il tasso di
disoccupazione nelle regioni del Nord è tornato ai livelli pre-crisi, il reddito pro-capite è il più
alto del Paese, ma tutto questo non basta, i leghisti vogliono anche le 'briciole', quelle che finora hanno garantito un minimo di sviluppo economico anche
al Sud
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Luca Zaia - (foto da wikipedia.org) |
Il risultato del
referendum consultivo che si è svolto domenica in Lombardia ed in Veneto era
scontato. La richiesta di maggiore autonomia da parte delle regioni è prevista
dall’articolo 116 della Costituzione, pertanto la consultazione voluta dalla Lega aveva solo finalità politiche ed è
stata uno spreco di denaro pubblico. Il
principale obiettivo dei veneti e dei lombardi erano e sono i soldi, sono le
risorse tributarie che essi versano allo Stato. Il mezzo per raggiungere tale
scopo è la riduzione della cosiddetta sperequazione fiscale, vale a dire della redistribuzione
delle risorse che è alla base del principio di solidarietà sancito negli
articoli 2 (‘dovere di solidarietà
politica, economica e sociale’) e 53 (principio della capacità
contributiva) della Costituzione. Chi
vive nel benessere, dopo essersi arricchito utilizzando il Meridione come
mercato di sbocco per i prodotti delle proprie imprese, ora vuole tutto, vuole ‘affamare’
il Sud.
Bandiera del Veneto - (foto da wikipedia.org) |
Una terra dove le
condizioni di povertà ed esclusione sociale di gran parte della popolazione non
consentono di avere risorse finanziarie sufficienti per garantire i servizi
pubblici essenziali. L’accusa di sprechi e di cattivo governo degli
amministratori meridionali ripetuta con enfasi dai leghisti non sono sufficienti a
spiegare il ritardo economico in cui versa da sempre il Mezzogiorno. Tante volte nel corso dei secoli i
tentativi di emancipazione delle classi sociali più povere sono state represse
nel sangue, basta ricordare la repressione fatta in Sicilia da Garibaldi nel
1860 e la strage di Portella della Ginestra nel 1947 o il controllo del
territorio operato dalla mafia con il consenso implicito delle istituzioni
pubbliche nazionali e locali. Inoltre, per il governatore Luca
Zaia e soprattutto per tanti veneti e lombardi la richiesta di maggiore autonomia è solo un
primo passaggio verso la secessione. L’Italia è ‘una e indivisibile’, sancisce l’articolo 5 della Costituzione.
E’ quindi giuridicamente impossibile che l’eventuale ‘scissione’
possa avvenire pacificamente. Chi pensa diversamente si sbaglia. Di certo se dovesse venir meno il principio di
solidarietà fiscale tra le regioni a chiedere la separazione dovrebbero essere
i meridionali e non i leghisti veneti o lombardi.
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