Lo Ius soli è una
legge necessaria e di civiltà, ma rischia di diventare un’altra occasione per produrre
ingiustizie e disuguaglianze
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da rischiocalcolato.it |
Il ministro delle
Infrastrutture ed altri esponenti del Partito democratico hanno aderito allo
sciopero della fame per sensibilizzare i parlamentari sulla necessità di approvare
la nuova legge sulla cittadinanza. L’iniziativa della ‘staffetta’ è partita
nelle settimane scorse a seguito delle difficoltà che sta incontrando l’iter
legislativo del disegno di legge sullo Ius soli. Attualmente in Italia vige il principio del diritto di sangue, la
cittadinanza si acquisisce cioè solo se si è figli di cittadini italiani
ovunque essi siano nati, mentre non la si ottiene per diritto di suolo. Questo
significa che i figli d’immigrati che nascono in Italia sono stranieri anche se
i loro genitori vivono e lavorano regolarmente nel nostro Paese. Questi ‘non
italiani’ che sono cresciuti ed hanno studiato o studiano nelle nostre scuole e
sono a tutti gli effetti emiliani, veneti, siciliani, ecc.. possono ottenere lo status di cittadini solo
al compimento del diciottesimo anno di età. La
nuova legge, che
difficilmente sarà approvata dal Parlamento in questa legislatura, ridurrebbe i tempi per acquisire il diritto
(Ius soli temperato) e consentirebbe ai bambini sotto i 12 anni giunti in
Italia di ottenerlo anche se non sono nati nel nostro Paese (Ius soli
culturae). La prima disposizione prevede, infatti, l’acquisizione della
cittadinanza per diritto di suolo, ma solo dopo che i nati nel nostro Paese
hanno compiuto un ciclo completo di studi e su richiesta del genitore o del
tutore e con la possibilità di rinunciarvi al compimento della maggiore età. Nella seconda ipotesi invece è
sufficiente che i bambini con età inferiore ai dodici anni svolgano un ciclo di
studi completo, anche se essi non sono nati nel nostro Paese. Questa parte del
disegno di legge è per certi aspetti incomprensibile. La cittadinanza potrà
essere richiesta solo dopo un ciclo di studi completo, in pratica ad un’età
vicina ai diciotto anni o poco prima, in sostanza è una procedura simile
alla legge già in vigore. Allora non se ne comprende l’utilità, serve solo a
complicare la normativa, a renderla facinorosa ed a dare una motivazione a
coloro che sono contrari al disegno di legge.
Graziano Delrio (foto da liberoquotidiano.it) |
I
legislatori italiani hanno la cattiva abitudine di complicare le regole con
distinguo e mediazioni che, spesso, rendono l’ordinamento giuridico astruso e di
difficile interpretazione. Il
risultato è una normativa ‘manipolabile’ che favorisce le ingiustizie e le
disuguaglianze. Chi fa parte del Governo
anziché fare scioperi di un giorno potrebbe impegnarsi di più e proporre una
legge che introduca lo Ius soli (diritto di suolo) senza se e senza ma. Invece
no, si preferisce compattare la
maggioranza parlamentare con irragionevoli mediazioni politiche, il cui
risultato finale è quello di complicare le regole con contorte elaborazioni giuridiche
e linguistiche. Il rischio, in
questo caso, è di mettere nelle mani di persone senza scrupoli decine di
migliaia di disperati disposti a tutto pur di ottenere un diploma o una certificazione
professionale. Chi non ha la memoria corta ricorderà le inchieste sui ‘diplomifici’
e sulle malefatte di tante scuole private e regionali, forse è il caso di non
ripeterci.
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