Il prezzo del petrolio
continua a scendere ma quello della benzina non si abbassa allo stesso modo, perché?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Un
anno fa il prezzo del petrolio era di 103,95 dollari al barile, oggi è di 48,42
dollari al barile,
è tornato cioè ai livelli del 2009. La sua di diminuzione è stata di oltre il 53%.
Dall’inizio dell’anno il prezzo del greggio è calato del 15%, mentre quello
della benzina è salito del 4%.
Quando
il prezzo del petrolio sale
i produttori immediatamente aumentano il costo del carburante, quando invece esso scende
il prezzo al distributore non diminuisce alla stessa velocità e nella stessa
misura. Perché?
I
motivi sono due. Da
un lato c’è l’ingordigia dei petrolieri che si difendono sostenendo che sono
cresciuti i costi di ‘raffinazione’. Dall’altro lato c’è il continuo aumentare
di balzelli ed accise inseriti dallo Stato nel prezzo della benzina e del
gasolio.
I
continui incrementi delle tasse
hanno fatto crescere il loro peso sul prezzo dei carburanti per oltre un euro a
litro. Lo Stato incassa, infatti, su
ogni litro di ‘verde’, tra Iva e accise, 1,012 euro, circa il 60% del prezzo.
Con il decreto Salva Italia del 2011 e le clausole di salvaguardia le accise
sono passate da 0,564 a 0,728 euro al litro mentre l’Iva è salita al 22%. In sei
anni le imposizioni fiscali sono aumentate del 33%, vanificando così sia il
calo del prezzo del petrolio che quello del cambio tra Euro e Dollaro.
Inoltre,
nell’ultimo anno, con
le accise ferme ad aumentare è stato solo il costo industriale della benzina. In
altre parole i petrolieri di fronte alla riduzione dei margini di profitto determinate
dal crollo del prezzo del petrolio si sono rifatti sui consumatori mantenendo alto
il prezzo al distributore.
Infine, è bene
ricordare che si tratta di imposte indirette, di
tasse cioè che colpiscono i consumi e che pertanto non tengono conto del
reddito percepito da chi effettuata l’acquisto.
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