mercoledì 19 agosto 2015

Petrolieri e accise frenano il calo del prezzo della benzina

Il prezzo del petrolio continua a scendere ma quello della benzina non si abbassa allo stesso modo, perché?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Un anno fa il prezzo del petrolio era di 103,95 dollari al barile, oggi è di 48,42 dollari al barile, è tornato cioè ai livelli del 2009. La sua di diminuzione è stata di oltre il 53%. Dall’inizio dell’anno il prezzo del greggio è calato del 15%, mentre quello della benzina è salito del 4%.
Quando il prezzo del petrolio sale i produttori immediatamente aumentano il costo del carburante, quando invece esso scende il prezzo al distributore non diminuisce alla stessa velocità e nella stessa misura. Perché?
I motivi sono due. Da un lato c’è l’ingordigia dei petrolieri che si difendono sostenendo che sono cresciuti i costi di ‘raffinazione’. Dall’altro lato c’è il continuo aumentare di balzelli ed accise inseriti dallo Stato nel prezzo della benzina e del gasolio.
I continui incrementi delle tasse hanno fatto crescere il loro peso sul prezzo dei carburanti per oltre un euro a litro. Lo Stato incassa, infatti, su ogni litro di ‘verde’, tra Iva e accise, 1,012 euro, circa il 60% del prezzo. Con il decreto Salva Italia del 2011 e le clausole di salvaguardia le accise sono passate da 0,564 a 0,728 euro al litro mentre l’Iva è salita al 22%. In sei anni le imposizioni fiscali sono aumentate del 33%, vanificando così sia il calo del prezzo del petrolio che quello del cambio tra Euro e Dollaro.
Inoltre, nell’ultimo anno, con le accise ferme ad aumentare è stato solo il costo industriale della benzina. In altre parole i petrolieri di fronte alla riduzione dei margini di profitto determinate dal crollo del prezzo del petrolio si sono rifatti sui consumatori mantenendo alto il prezzo al distributore.
Infine, è bene ricordare che si tratta di imposte indirette, di tasse cioè che colpiscono i consumi e che pertanto non tengono conto del reddito percepito da chi effettuata l’acquisto.
 

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