Secondo il Centro
studi della Cgia di Mestre la produzione di rifiuti è diminuita, ma nonostante
ciò il costo della raccolta e dello smaltimento sono notevolmente aumentati
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
“Nonostante
abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci
sono costati di più”,
a dirlo è Paolo Zabeo della Cgia di Mestre. Se nel 2007 la quantità di rifiuti
prodotta da ogni cittadino è stata di 557 kg, nel 2013 essa è scesa a 491 Kg,
ma malgrado ciò dal 2010 ad oggi il costo per la raccolta e lo smaltimento è
aumentato mediamente del 25,5%.
Gli
incrementi maggiori hanno riguardato le attività economiche nonostante il calo del giro di
affari che esse hanno dovuto sopportare a causa della crisi economica. Secondo
i dati dell’indagine svolta dal Centro studi della Cgia di Mestre a subire i
maggiori aumenti sono stati i ristoranti, le pizzerie
ed i pub con un incremento medio del 47,4%, i negozi di ortofrutta con un aumento
del 42% ed i bar con il 35,2%.
Negli
ultimi anni il Parlamento per regolare la gestione dei rifiuti ha approvato diversi provvedimenti legislativi. Dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e
dalla Tia (Tariffa d’igiene ambientale) siamo passati nel 2013 alla Tares
(Tassa sui rifiuti e servizi) e nel 2014 alla Tari (Tassa sui rifiuti).
Quest’ultima è stata introdotta in base al seguente principio comunitario: ’chi inquina paga’, cioè la tassa deve
essere commisurata alla quantità di rifiuti prodotta. Inoltre è stato sancito che il costo del servizio ricada interamente
sugli utenti.
Il problema sta proprio
qui sottolinea Paolo Zabeo: “Queste
aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso
fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia
diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a
coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio
per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui
cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la
determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard”.
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