sabato 22 agosto 2015

Cgia: tasse locali aumentate del 48,4%

Tra il 2000 ed il 2013 gli enti locali hanno aumentato i tributi di 32,6 miliardi, un importo nettamente superiore ai tagli subiti dallo Stato   

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre tra il 2000 ed il 2013 le tasse locali sono aumentate di 32,6 miliardi di euro. Nello stesso periodo i tagli ai trasferimenti effettuati dallo Stato sono stati di 18 miliardi di euro. Regioni e Comuni hanno ricevuto meno risorse ma con l’introduzione delle nuove imposte locali e con l’incremento di quelle già esistenti hanno aumentato le disponibilità finanziarie di 14,6 miliardi di euro.
Questo significa che i tagli operati dai Governi nazionali per risanare i conti pubblici non hanno determinato una riduzione degli sprechi della macchina amministrativa di Regioni e Comuni, ma hanno provocato un aumento del prelievo fiscale locale per il 48,4%, mentre quello statale è cresciuto ‘solo’ del 36,1%.
Le imposte che hanno determinato questo incremento sono soprattutto l’Imu e la Tasi. Con questi tributi gli enti locali incassano 21,1 miliardi di euro l’anno. Si tratta d’imposte che non tengono conto della condizione reddituale del soggetto passivo. Inoltre non è raro, soprattutto nei piccoli centri del Sud Italia, che i cittadini siano obbligati a pagare queste imposte su abitazioni che hanno ereditato o costruito con enormi sacrifici ma che sono sfitte o non utilizzabili. Insomma, negli ultimi quindici anni i consigli regionali e quelli comunali per far fronte ai tagli operati dello Stato anziché ridurre le inefficienze e gli sprechi hanno approfittato del cosiddetto federalismo fiscale per incrementare le entrate tributarie con il solo risultato di aver aumentato notevolmente la pressione fiscale sui loro contribuenti.

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