giovedì 3 novembre 2016

Elezioni Usa, la grande paura è Trump presidente

Nonostante l’appoggio di una parte del partito repubblicano la democratica Hillary Clinton potrebbe non farcela a diventare la prima donna presidente degli Usa 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Foto da today.uconn.edu
L’ultimo sondaggio pubblicato da ABCNews/Washington Post e riportatato da laspampa.it dà Donald Trump in vantaggio con il 46% contro il 45% di Hillary Clinton. Le intenzioni di voto sono state rilevate tra il 27 ed il 30 dello scorso mese, ossia dopo le ultime rivelazioni sulle mail dell’ex first lady. Il sorpasso si era già verificato il 13 ottobre, quando il magnate americano era avanti di due punti.
Altre ricerche danno ancora in vantaggio Hillary Clinton, anche se negli ultimi giorni la distanza tra i due candidati si è ridotta, la media delle diverse rilevazioni dà la Clinton al 47,5% contro il 45,3% dell’avversario.
Hillary Clinton
(foto da Biography.com)
E’ bene ricordare che il sistema elettorale americano è su base regionale, conta cioè il risultato nei singoli Stati, per cui un candidato potrebbe raggiungere la maggioranza dei voti ma potrebbe non essere eletto. Questa situazione si è già verificata il 7 novembre del 2000, quando George W. Bush prevalse su Al Gore solo grazie al risultato contestato della Florida.
I grandi elettori sono 538, distribuiti in proporzione al numero di abitanti dei 50 Stati che fanno parte della federazione, alcuni di questi sono in bilico e potrebbero essere decisivi nell’elezione del 45esimo presidente degli Usa. La candidata democratica disporrebbe di 263 preferenze (la maggioranza è 270), ma, se consideriamo i sondaggi, avrebbe grandi probabilità di conquistare quelli necessari tra i 111 grandi elettori in bilico. La Clinton potrebbe così arrivare a 304 contro i 234 di Trump.
Donald Trump
(foto da plus.google.com)
L’8 di novembre sapremo se gli Stati Uniti d’America avranno eletto, dopo il primo presidente nero, anche la prima presidente donna. A pochi giorni dalle elezioni quello che stupisce è che, nonostante la figura di Trump si particolarmente ‘discussa’ e la Clinton abbia il sostegno della maggior parte delle elite e della classe dirigente americana (persino una parte del partito repubblicano la sostiene), rimanga ancora tanta incertezza sull’esito del voto. Le democrazie occidentali soffrono di un deficit di rappresentanza e quella americana non fa eccezione.  In fondo i candidati sono due milionari esponenti dell’etablissement politico ed economico, leader dei rispettivi schieramenti ma lontani dai problemi quotidiani di milioni di americani. Probabilmente molti elettori non andranno a votare e tanti lo faranno solo per esprimere dissenso verso l’uno o l’altro candidato nella convinzione che per loro poco o nulla cambierà, sia che prevalga Trump o la Clinton.

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