Nonostante
l’appoggio di una parte del partito repubblicano la democratica Hillary
Clinton potrebbe non farcela a diventare la prima donna presidente degli Usa
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da today.uconn.edu |
L’ultimo
sondaggio
pubblicato da ABCNews/Washington Post e riportatato da laspampa.it dà Donald
Trump in vantaggio con il 46% contro il 45% di Hillary Clinton. Le intenzioni
di voto sono state rilevate tra il 27 ed il 30 dello scorso mese, ossia dopo le
ultime rivelazioni sulle mail dell’ex first lady. Il sorpasso si era già
verificato il 13 ottobre, quando il magnate americano era avanti di due punti.
Altre
ricerche danno ancora in vantaggio Hillary Clinton, anche se negli ultimi giorni la
distanza tra i due candidati si è ridotta, la media delle diverse rilevazioni
dà la Clinton al 47,5% contro il 45,3% dell’avversario.
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Hillary Clinton
(foto da Biography.com) |
E’ bene ricordare che
il sistema elettorale americano è su
base regionale, conta cioè il risultato nei singoli Stati, per cui un candidato potrebbe raggiungere la maggioranza dei voti ma potrebbe
non essere eletto. Questa situazione si è già verificata il 7 novembre del 2000, quando
George W. Bush prevalse su Al Gore solo grazie al risultato contestato della
Florida.
I
grandi elettori sono 538,
distribuiti in proporzione al numero di abitanti dei 50 Stati che fanno parte della federazione, alcuni di questi sono in bilico e potrebbero essere decisivi nell’elezione del 45esimo presidente
degli Usa. La candidata democratica disporrebbe di 263 preferenze (la maggioranza
è 270), ma, se consideriamo i sondaggi, avrebbe grandi probabilità di conquistare
quelli necessari tra i 111 grandi elettori in bilico. La Clinton potrebbe così
arrivare a 304 contro i 234 di Trump.
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Donald Trump
(foto da plus.google.com) |
L’8 di novembre
sapremo se gli Stati Uniti d’America avranno eletto, dopo il primo presidente
nero, anche la prima presidente donna. A pochi giorni dalle elezioni quello
che stupisce è che, nonostante la figura di Trump si particolarmente ‘discussa’
e la Clinton abbia il sostegno della maggior parte delle elite e della classe
dirigente americana (persino una parte del partito repubblicano la sostiene), rimanga ancora tanta incertezza sull’esito
del voto. Le
democrazie occidentali soffrono di un deficit di rappresentanza e quella
americana non fa eccezione. In fondo i candidati sono due milionari
esponenti dell’etablissement politico ed economico, leader dei rispettivi schieramenti ma lontani dai problemi quotidiani di milioni di
americani. Probabilmente molti elettori non andranno a votare e tanti lo faranno solo per
esprimere dissenso verso l’uno o l’altro candidato nella convinzione che per
loro poco o nulla cambierà, sia che prevalga Trump o la Clinton.
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