domenica 9 luglio 2023

‘I ciappuli’

Anche questi pensieri sono memoria a perdere, vani e superflui come tutto come tutti

di Giovanni Pulvino

La spiaggia di Torremuzza, tramonto agosto 2022, foto di Erina Barbera
Nel corso delle olimpiadi invernali in televisione trasmettono le gare di curling. Un gioco che si pratica sul ghiaccio ed è simile alle bocce. Da ragazzini ne facevamo uno analogo, ma sul selciato della piazzetta: ‘u iuocu ri ciappuli.

Era un gioco di strada, come tutti quelli che facevamo. Li inventavamo noi. Erano a chilometro zero e soprattutto a costo zero o quasi.

Bastava fare una passeggiata in riva al mare per procurarci quello che ci serviva. Cercavamo le pietre levigate dalla sabbia e dall’acqua. Sceglievamo quelle piatte e con una forma rotonda, dovevano essere adatte a scorrere sull’asfalto o sulle mattonelle di pece della piazzetta appena pavimentata.

E dovevano essere un po' più grandi di quelle che usavamo per farle scivolare sull’acqua. Un gioco questo che facevamo spesso quando eravamo in riva al mare.

L’abilità consisteva nel farle andare lontano facendole rimbalzare più volte. Ci abbassavamo da un lato per lanciarle. Una volta uno di noi per sbaglio colpì il compagno che gli stava accanto. Non so se e quanti punti ci siano voluti per sanare la ferita. E non so perché mi torna in mente chi subì le conseguenze di quel gesto involontario, ma non chi lo colpì.

Era un gioco semplice come gli altri. Avevamo il mare, le pietre e la spensieratezza necessaria. Capivamo i rischi, ma stavamo attenti, quell’incidente capitò solo quella volta.

Un’estate vidi un ragazzino che faceva quel gioco con il mare pieno di bagnanti e quel che è peggio con la mamma che lo lasciava fare indifferente del pericolo. Non successe nulla, ma fu solo fortuna.

A ciappuli giocavamo nella piazzetta o sotto i ponti.

Non ricordo se c’era un pallino come nelle bocce o se esso consistesse nel posizionarsi il più vicino possibile ad un punto prestabilito che poteva essere lo scalino del marciapiede o un’altra pietra, comunque era simile al curling. 

Giocavamo per strada .. e lo facevamo in tutte le stagioni … eravamo liberi di muoverci … di partecipare  … di guardare … eravamo felici … facevamo un gioco inventato da noi … non copiavamo la fantasia di un altro … gli influencer eravamo noi … e non avevamo bisogno d’altro.

Se una ‘ciappula’ si rompeva bastava fare una passeggiata in riva al mare per trovarne un’altra … non c’erano limiti.

Una pietra piatta, la piazzetta, un compagno di giochi, nient’altro. E non c’era nessuna costrizione, solo voglia di misurarsi e non importava vincere bastava partecipare, eravamo una comunità.

Nessun commento:

Posta un commento