Secondo le stime dell'Istat i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono il 19%. Nel Mezzogiorno, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord
Foto da colletiva.it
In
Italia i cosiddetti Neet, (acronimo inglese di Not in Employment, education or
training), sono 1,7 milioni.
Il
tasso è superiore di oltre sette punti rispetto a quello della media europea (11,75%)
e nell’UE siamo secondi solo alla Romania. Nel Mezzogiorno, l'incidenza è doppia rispetto
al Centro-Nord
Secondo
l’Istituto di statistica le ragioni sono riconducibili alla scarsa ‘offerta
formativa professionalizzante, alla carenza di efficaci politiche attive sul
lavoro, e alle dinamiche del mercato’.
Anche
il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente elevato.
I giovani
tra 15 ed i 29 anni in cerca di occupazione sono il 18%, sette punti percentuali
in più rispetto alla media europea. L’8,8% lo fa da almeno 12 mesi, cioè il
triplo della media europea (2,8%)
I
giovani che lavorano sul totale degli occupati sono il 33,8%, una percentuale più
bassa di oltre 15 punti rispetto alla media europea. Gli studenti lavoratori
sono solo il 6% mentre in Europa la media supera il 16,7%.
Nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato
precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il
15,1%.
Questi dati dovrebbero preoccupare ed impegnare le nostre istituzioni. Si dovrebbero aumentare gli investimenti nella scuola, nella formazione e nelle politiche attive sul lavoro; invece, si ripristinano i vitalizzi dei parlamentari anche quelli trasmissibili agli eredi.
Fonte istat.it
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