Secondo gli ultimi dati
Istat in Italia i giovani Neet sono oltre due milioni, di questi oltre uno su tre è residente al Sud, ma per i media nazionali non è una 'notizia'
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Neet
è l’acronimo di Not in Educaction, Employment or Training, esso definisce i
giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. Nel
2018 quelli presenti sul territorio nazionale erano il 23,4% del totale dei residenti
che hanno un’età compresa tra i 15 ed i 29 anni. L’Italia è al primo posto nella graduatoria europea, seguono la Grecia con il 19,5%, la Bulgaria con il 18,1%, la Romania con il
17% e la Croazia con il 15,6%. Gli Stati con il tasso più basso sono i Paesi Bassi
con il 5,75%, la Svezia con 7% e Malta con il 7,4%. La media europea è del
12,9%. Il
49% dei Neet italiani ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore,
il 40% ha un livello di istruzione inferiore, mentre l’11% sono laureati. Il 41%
di essi è in cerca di prima occupazione, mentre il 25% aspetta una ‘opportunità’
ed il restante 14,5% sono ‘disimpegnati’.
A livello territoriale il 34% degli inattivi sono residenti nel Sud, il 19,5% nel
Centro ed il 15,5% nel Nord Italia. Particolarmente elevata è la presenza dei
Neet in Sicilia (38,65), in Calabria (35,9%), in Puglia (30,5%) ed in Sardegna (27,5%). Gli stranieri sono il 14,5%. Questi
dati certificano ancora una volta il dramma della disoccupazione nel nostro
Paese, in particolare tra i giovani e nel Meridione. Non sorprende, invece, la
scarsa risonanza riscontrata sui media nazionali. Fino a quando il lavoro e le
condizioni di sottosviluppo rimarranno localizzate nel Mezzogiorno per essi non sarà un
vero problema e, pertanto, non vale la pena parlarne, anzi è un
argomento che ha stancato. Chi ha voglia di fare e di lavorare faccia la valigia ed emigri, chi, invece, non vuole impegnarsi ed è un Neet rimanga pure
nella sua terra e si accontenti delle briciole e del poco di ‘assistenza’ che
ancora lo Stato italiano è in grado di garantire.
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