giovedì 8 febbraio 2024

La marcia su Roma

'Mala tempora currunt sed peiora parantur', ovvero 'corrono tempi brutti ma se ne preparano di peggiori', Marco Tullio Cicerone

di Giovanni Pulvino

La marcia su Roma dei trattori assomiglia per certi aspetti ad una farsa, ma una farsa non è. Le difficoltà economiche in cui si trovano numerose imprese del settore agricolo non sono nuove. Oggi esso rappresenta circa il 3% del Pil, eppure ha il sostegno incondizionato dei governi nazionali e dell'UE. Gli incentivi comunitari sono consistenti e costituiscono un terzo del bilancio dell'Unione. Ogni anno oltre 400 miliardi di euro sono destinati a sostenere l'attività agricola nonostante essa continui a perdere addetti e quote di mercato. 

Non solo. La produzione si fonda sull'uso intensivo delle risorse e dei diserbanti chimici. La riduzione dei tempi di lavorazione e dei costi avviene sempre più a scapito della salvaguardia dell'ambiente. Ed ogni tentativo di porvi rimedio trova l'opposizione di questa o quella categoria.

L'oggetto del contendere è insieme europeo e nazionale. La direttiva della Commissione presieduta da Ursula Von der Leyen che imponeva di ridurre l'uso dei pesticidi e quello intensivo dei terreni è già stata ritirata. L'Europa chiedeva agli agricoltori una maggiore attenzione nelle tecniche produttive per salvaguardare l'ambiente. Il Governo nazionale, quello presieduto da Giorgia Meloni e dal suo vice Matteo Salvini, è contestato perchè ha depennato l'esenzione Irpef per il terreni agricoli. 

In sintesi si chiede agli agricoltori di produrre di meno e di pagare più tasse. La reazione era inevitabile anche se non era attesa in queste proporzioni. 

Le ragioni sono diverse.

Le medesime limitazioni sulle coltivazioni non sono richieste ai prodotti importati dai paesi extra Ue. In particolare quelli provenienti dall'Ucraina finanziata pochi giorni fa con altri 50 miliardi di euro.

La contestazione è anche verso Confagricoltura e Confesercenti. Sindacati molto vicini ai partiti di governo. La rivolta, partita dal basso, rinnega gli accordi di categoria che penalizzano soprattutto la imprese di piccole dimensioni. 

Poi c'è la grande distribuzione. La distanza tra i prezzi praticati ai produttori agricoli e quelli che poi troviamo sugli scaffali dei supermercati è in alcuni casi sproporzionata e ingiustificabile. Forse il Governo dovrebbe intervenire per ridurre questa sperequazione prima di chiedere ulteriori sacrifici alle imprese agricole. 

Ed è paradossale che i partiti che hanno approvato questi provvedimenti sono gli stessi che a parole dicono di stare dalla parte degli agricoltori. E' il segno dei tempi, o come disse Cicerone: 'Mala tempora currunt sed peiora parantur', ovvero 'corrono tempi brutti ma se ne preparano di peggiori'.




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