Salma Al-Shehab, madre di due figli, attivista per i diritti delle donne è stata condannata a quasi trent’anni di carcere solo per aver scritto dei tweet. Tutto questo succede in Arabia Saudita, dove si sta svolgendo il minitorneo della Supercoppa italiana
Una fase della partita Napoli- Fiorentina, a destra Salma Al-Shehab |
Una
volta questa manifestazione si giocava in pieno agosto, cioè ad inizio
stagione. Adesso invece per motivi economici si disputa in pieno inverno ed all’estero.
È stata assegnata agli Usa, alla Cina, al Qatar e negli ultimi tre anni all’Arabia
Saudita. In precedenza, le squadre finaliste incassavano 3,5 milioni a testa,
la Lega 500mila euro. Con il nuovo accordo il montepremi è triplicato.
1,6
milioni alle semifinaliste perdenti, 5 milioni alla finalista perdente, 8
milioni alla vincitrice e 6,8 milioni alla Lega calcio.
‘Siamo
al trionfo dello sportwashing. Dopo aver preso calciatori e allenatori come un
collezionista di figurine, il regno saudita esibisce quattro squadre italiane.
Il calcio italiano tace sui diritti umani e incassa’, ha commentato Luca
Musumeci, presidente di Sport for Society.
‘La
situazione in Arabia Saudita è estremamente negativa. Negli
ultimi otto anni, da quando il principe della Corona bin Salman è diventato
l’uomo forte del regno, ci sono state oltre 1250 impiccagioni; tutti i
difensori dei diritti umani sono in carcere e vengono emesse regolarmente
condanne a decenni di carcere anche solo per aver scritto un post su una
piattaforma social’, ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty
International Italia.
Il giornalista, scrittore e presidente del premio Sport e diritti umani (istituito da Amnesty International e Sport for Society) Riccardo Cucchi ha dichiarato: ‘Il calcio non può rinunciare ai valori, vendere la passione dei tifosi e sé stesso, in cambio di soldi. Se lo fa minaccia la sua stessa identità di sport per trasformarsi in strumento di un processo di cancellazione della realtà. Una realtà che, in Arabia Saudita, è violazione dei diritti umani, violenza e totalitarismo’.
Fonti:
amnesty.it e money.it
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