La vicenda Whirpool di Napoli è emblematica. La delocalizzazione delle fabbriche italiane non è una novità. È solo l’ultimo episodio di una lunga serie
Foto da fiom-cgil.it |
Per questo motivo i lavoratori hanno
deciso una serie di proteste con cortei e persino con il blocco temporaneo dell’aeroporto
di Capodichino.
La vicenda per loro non è conclusa e come potrebbe
esserlo.
Nonostante due anni di lotte e di scioperi
la Whirpool ha dato inizio alla procedura di licenziamento che durerà 75 giorni.
A nulla sono valsi i tentativi di mediazione del Governo. L’azienda
ha ricevuto circa cento milioni di euro di aiuti pubblici per continuare a
produrre nella città campana. Ed altri poteva riceverne, ma nulla è riuscito a
far cambiare opinione agli amministratori dell’azienda produttrice di
elettrodomestici.
La vicenda della
fabbrica di Napoli è solo l’ultima di una lunga serie. Le imprese italiane ed estere acquisiscono i marchi
più famosi del Made in Italy, approfittano degli aiuti statali ma poi delocalizzano. Spesso si tratta di aziende che producono utili, ma, nonostante
ciò, si trasferiscono all’estero.
È la logica del capitalismo, è la logica del profitto a tutti i costi.
L’obiettivo degli imprenditori non è il benessere dei lavoratori e delle
comunità dove le aziende hanno la sede e gli stabilimenti, ma l’arricchimento
dei proprietari.
Con la globalizzazione per le imprese è più
conveniente produrre nei paesi dove il costo del lavoro e delle materie prime
sono più bassi.
Niente di nuovo. Un’altra fabbrica del Sud
sta per chiudere i battenti. Centinaia di lavoratori si ritroveranno senza
un’occupazione stabile.
Questa vicenda è l’ennesima sconfessione
dell’efficacia del Decreto Dignità introdotto dal governo
‘Pentaleghista’, in particolare dall’allora ministro dello sviluppo Economico,
Luigi Di Maio.
Ed è la dimostrazione dell’inutilità delle
politiche di incentivi statali alle imprese private. I finanziamenti e le
agevolazioni concesse per garantire i posti di lavoro non bastano, occorrono
politiche industriali e piani di investimento pubblico nel medio-lungo periodo.
Fino a quando la logica sarà solo quella dell’accumulazione del capitale, le delocalizzazioni
continueranno, specie nel Sud Italia ed a pagarne le conseguenze
saranno sempre e solo i lavoratori.
Fonte REDNEWS
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