di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Banksy, murales - Foto da diggita.it |
La
mancanza di investimenti adeguati in queste regioni non è frutto solo dell’atavica
incapacità d’iniziativa imprenditoriale dei meridionali, ma è la conseguenza di
precise scelte di politica economica. Il federalismo fiscale attuato dai governi nazionali negli ultimi tre decenni ha impoverito il Sud. Inoltre, la presenza
della criminalità organizzata e la distanza dai mercati di sbocco hanno limitano
gli investimenti esteri e quelli pubblici. Insomma,
il lavoro non c’è, almeno non c’è per tutti, e non c’è soprattutto in alcune
aree geografiche del Paese. Non solo ma in futuro, con le nuove tecnologie i
disoccupati aumenteranno e con essi i poveri, e, comunque, coloro che sono a
rischio di esclusione sociale. Si può porre rimedio a tutto questo? La
soluzione c’è ed è semplice, ma è difficile da applicare. Occorre ridurre le disuguaglianze con una equa redistribuzione della ricchezza prodotta. Questo
può avvenire in diversi modi.
Innanzitutto, introducendo nuove imposte, ma è
difficile farlo in un mercato globalizzato, dove basta un clic sul computer per
spostare masse ingenti di risorse finanziarie. La delocalizzazione non è solo
produttiva ma anche di capitali ed è un fenomeno destinato a durare nel tempo.
Le imprese si spostano dove maggiori sono i profitti e dove la
tassazione è minore. È la logica del capitalismo. Una
misura di questo genere potrebbe essere efficace solo con un provvedimento di
riforma fiscale emanato dell’Unione europea. Oppure sotto la spinta di un grande movimento sindacale e politico come quelli che si sono affermati nel secolo scorso.
Un
altro modo è intervenire direttamente sul mercato del lavoro. Poiché le ore disponibili
non sono sufficienti a garantire a tutti un reddito ed una vita dignitosa,
l’unica soluzione possibile è ridurre l’orario di lavoro mantenendo e, possibilmente,
incrementando i livelli retributivi attuali. Meno ore di lavoro, più
occupazione e retribuzioni più alte. Un'altra possibilità è un reddito minimo garantito a tutti, ricchi
compresi. Del resto, il sistema ad economia mista si fonda sui consumi, ma
questi non possono crescere sempre a debito, è più logico redistribuire la
ricchezza e dare a tutti la possibilità di vivere in modo dignitoso.
Le
soluzioni ci sono e se si vuole sono semplici da attuare, ma perché non si mettono in pratica? La risposta
è ovvia: chi ha tanto vuole ancora di più e non è disposto a cedere una parte
della sua ricchezza a chi non ha nulla o quasi. È un fatto culturale e di
giustizia sociale. Occorre vincere gli egoismi e ridurre le disuguaglianze sociali. Ci vuole tempo, ma prima o poi lo capiranno anche
coloro che governano gli Stati e l’economia, almeno così dovrebbe essere.
Fonte
istat.it
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