'Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo', PrimoLevi
Foto da anpi.it |
Intanto, il
capitano Erick Priebke, con precisione tedesca, prendeva nota.
Coloro
che tentavano di resistere venivano spinti a forza e assassinati. Per
accelerare i tempi i soldati facevano salire i condannati sui cadaveri di
chi li aveva preceduti. Diversi, con il corpo devastato, non morirono subito.
In alcuni casi fu necessario sparare più colpi sulla stessa vittima.
I ‘Todeskandidaten’ erano 330. Dieci italiani per
ogni soldato tedesco morto nell’attentato di via Rasella. A stilare la lista furono il colonello Herbert Kappler ed il suo aiutante il capitano Erich Priebke.
Inizialmente
i nomi erano 280, i soldati tedeschi morti fino a quel momento erano 28. I prigionieri
presenti in via Tasso erano 290, donne comprese. Queste ultime vennero escluse.
Si optò allora per gli ebrei imprigionati in attesa di essere deportati.
All’alba
del 24 marzo giunse la notizia che i morti erano saliti a 32. Il colonnello
Kappler decise, a quel punto, di inserire tutti i 75 ebrei destinati alla deportazione,
otto antifascisti di religione ebraica e 10 tra le persone rastrellate
sommariamente in via Rasella dopo l’attentato.
Ma
ancora non bastavano. Il capitano Priebke ordinò di aggiungere coloro che
erano in attesa di giudizio, tra questi c’erano il colonnello Giuseppe Cordero
Lanza di Montezemolo e 37 militari italiani.
Infine,
fu inserito il sacerdote Paolo Petrucci che era stato accusato di ‘attività
comuniste’. Alle ore 13:00 si seppe di un altro soldato deceduto, Priebke non
perse tempo: aggiunse alla lista altri dieci nomi tra gli ebrei che erano stati
fermati nelle ultime ore.
Solo durante le esecuzioni i carnefici si resero conto che c’erano 5 ‘Todeskandidaten’ in più. Il colonnello Kappler senza esitazione decise di procedere con la loro 'eliminazione' perché ‘avevano visto tutto’.
Fonte wikipedia.org
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