I 'politici' non adeguano i limiti di spesa, le case editrici aumentano i prezzi dei libri a causa dell’inflazione ed i professori sono costretti a depennare. Se non fosse tutto vero ci sarebbe da ridere
di Giovanni Pulvino
Libri scolastici |
In
questi giorni i docenti delle scuole italiane sono chiamati a predisporre
l’elenco dei libri di testo per il prossimo anno scolastico. Una delle tante
incombenze burocratiche e non a cui sono chiamati gli insegnanti. Quest’anno essa presenta
difficoltà insuperabili.
I
tetti di spesa previsti dalla normativa sono fermi da oltre un decennio. Il
D.M. 43 del 2012, distinguendo per anno ed indirizzo scolastico, prevede limiti
precisi. Quest’anno tutti i libri hanno subito un notevole incremento di
prezzo. Negli ultimi dieci anni l’inflazione è stata mediamente del 2%. Negi
ultimi dodici mesi del 10%. Dal 2012 ad oggi il prezzo dei libri è cresciuto di
almeno il trenta per cento, ma i limiti previsti dalla normativa sono rimasti
invariati.
Non
solo. Se i nuovi libri sono tutti nel formato cartaceo e digitale, i suddetti
limiti devono essere ridotti del 10%. Se sono in versione digitale la riduzione
deve essere del 30%. Finora le scuole hanno risolto il problema utilizzando
l'incremento del 10% che è consentito dalla stessa normativa, ma solo previa
delibera motivata del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto.
Prima
si impone un limite, poi si consente di sforarlo. E' un paradosso, ma tanto è.
Ora, con l'adozione di testi digitali rientrare nel tetto di spesa è diventato
impossibile. Gli insegnanti sono costretti a depennare alcuni libri, che,
secondo la disposizione, non possono essere indicati neanche come consigliati.
Vanno cancellati.
A
settembre i ragazzi e le famiglie negli elenchi predisposti dalle scuole potrebbero
non trovare il libro di Storia, di Italiano, di Geografia, ect..
Non
è una battuta o una invenzione dei docenti, è proprio così.
Facciamo
finta di mantenere bassi i tetti di spesa dei testi scolastici, mentre in
realtà priviamo gli studenti di strumenti fondamentali per la loro formazione o
costringiamo le famiglie a comprare libri non adottati. Ovviamente potranno
farlo solo coloro che hanno una condizione reddituale adeguata. Gli altri
dovranno accontentarsi delle dispense o degli appunti che i professori dovranno
predisporre e somministrare ai loro alunni.
I
libri diventano così uno strumento per accrescere le diseguaglianze.
La
soluzione a questo paradosso non sta nell’aumentare i tetti di spesa, anche se
andrebbero adeguati all’inflazione, ma nell’incrementare i fondi per i buoni
libro. Stanziamo miliardi ed ora sembra pure quelli del PNRR per acquistare
armi, ma non abbiamo risorse per comprare i testi scolastici a chi non può
permetterseli.
Ancora una volta la 'politica' scarica sulla scuola un
problema che non sa risolvere. Anzi, in questo caso non l’ho affronta proprio.
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