‘Fino a quando il colore
della pelle sarà più importante del colore degli occhi sarà sempre guerra’, Bob
Dylan
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da ondarossa.info |
Noureddine Adnane era un giovane migrante giunto
nel nostro Paese nel 2002. Ormai perfettamente integrato, faceva parte della
comunità marocchina del capoluogo siciliano. Venditore ambulante con
licenza e permesso di soggiorno in regola, si è suicidato dandosi fuoco il 10
febbraio del 2011 dopo aver subito l’ennesima multa da parte dei vigili urbani
di Palermo. Gli agenti della polizia municipale gli avevano contestato il fatto
che era fermo nella stessa strada da troppo tempo. Ha lasciato la compagna di
ventuno anni ed una figlia di due anni.
Negli ultimi mesi gli atti
di razzismo che si sono verificati nell’isola sono stati oltre 45. A certificarlo è l’Osservatorio
contro le discriminazioni razziali Noureddine Adnane che, per sensibilizzare l’opinione
pubblica, ha lanciato un 'Manifesto antirazzista'. All’iniziativa hanno già
aderito numerose associazioni. Ecco i sei punti della proposta:
1. La vigilanza. Chiediamo che la politica, le istituzioni, le
forze dell’ordine riconoscano che in Italia c’è un incalzante e diffuso
fenomeno di razzismo e che mettano in atto azioni conseguenti che vigilino sui
discorsi e atti razzisti e non li consentano per la sicurezza di tutte e tutti
coloro che ne sono vittime e per la coesione sociale della nostra comunità.
2. La libertà di movimento. Riconosciamo la libertà di chiunque di muoversi, spostarsi, cercare la felicità, salvare la propria vita o cercare di averne una migliore. Non possiamo non interrogarci sulle cause che portano uomini, donne, anziani e giovani a lasciare le proprie case, i propri affetti e i propri Paesi. Non possiamo non interrogarci su leggi che non esistono o non permettono una mobilità regolare e minori rischi per chi cerca di spostarsi affrontando, nella maggior parte dei casi, viaggi a rischio della propria vita.
3. La cultura e l’educazione. Mobilitiamoci attraverso l’educazione, il diritto e la cultura: tutte e tutti dobbiamo sentire il richiamo di questa responsabilità perché quella verso cui andiamo è una società afflitta da una grave crisi di relazioni e rapporti, che non sarà più capace di interagire al suo interno, figuriamoci mostrare solidarietà all’altro, chiunque esso sia.
4. La politica sull’immigrazione. Denunciamo con decisione le modalità di fare politica che questo governo, irresponsabilmente, sta adottando come tutte le politiche precedentemente messe in atto relative all’immigrazione: direttive, circolari, dispositivi fuori da qualsiasi disegno e immagine di società e governo democratico e civile.
2. La libertà di movimento. Riconosciamo la libertà di chiunque di muoversi, spostarsi, cercare la felicità, salvare la propria vita o cercare di averne una migliore. Non possiamo non interrogarci sulle cause che portano uomini, donne, anziani e giovani a lasciare le proprie case, i propri affetti e i propri Paesi. Non possiamo non interrogarci su leggi che non esistono o non permettono una mobilità regolare e minori rischi per chi cerca di spostarsi affrontando, nella maggior parte dei casi, viaggi a rischio della propria vita.
3. La cultura e l’educazione. Mobilitiamoci attraverso l’educazione, il diritto e la cultura: tutte e tutti dobbiamo sentire il richiamo di questa responsabilità perché quella verso cui andiamo è una società afflitta da una grave crisi di relazioni e rapporti, che non sarà più capace di interagire al suo interno, figuriamoci mostrare solidarietà all’altro, chiunque esso sia.
4. La politica sull’immigrazione. Denunciamo con decisione le modalità di fare politica che questo governo, irresponsabilmente, sta adottando come tutte le politiche precedentemente messe in atto relative all’immigrazione: direttive, circolari, dispositivi fuori da qualsiasi disegno e immagine di società e governo democratico e civile.
5. Le bufale sui numeri. Smantelliamo questa falsa narrazione su
un’invasione che non esiste, sfatiamo il mito — falso — che certe politiche di
costruzione di muri portino a una diminuzione degli arrivi perché, guardiamo in
faccia la realtà, servono solo a “clandestinizzare”, a rendere più pericolosi i
percorsi migratori, servono solo a rendere ancora più forte quel fantasma del
nemico che non è nel migrante ma è in un sistema sociale ed economico iniquo. I
dati ce lo dicono forte e chiaro: non esiste un’invasione, esiste una cattiva
gestione dei flussi migratori, una cattiva gestione della distribuzione di
coloro che arrivano, e aumentare il livello di scontro politico in Europa non
sta facendo altro che porre l’Italia in una situazione di stallo e di “imbuto”.
6. I diritti di cittadinanza. Lo diciamo dalla Sicilia, dai nostri
quartieri che contengono insieme il centro e la periferia: non vogliamo una
guerra tra poveri, riprendiamoci il discorso sui diritti e doveri di
cittadinanza di tutte e tutti, perché è l’ambiguità sui diritti di cittadinanza
che sta spianando la strada alle peggiori pulsioni xenofobe e razziste. La
nostra multietnicità è un fatto e soprattutto è una ricchezza per tutta la
nostra società e da tutti i punti di vista.
Non saremo complici della stigmatizzazione delle diversità, identificate strumentalmente come fattori di alterazione dell’ordine collettivo.
Non saremo complici di una formulazione razziale delle questioni geopolitiche e di un’economia di rapina.
Non saremo complici del disfacimento della società civile italiana, per questo diciamo e invitiamo tutte a tutti a dire: no al razzismo.
Non saremo complici della stigmatizzazione delle diversità, identificate strumentalmente come fattori di alterazione dell’ordine collettivo.
Non saremo complici di una formulazione razziale delle questioni geopolitiche e di un’economia di rapina.
Non saremo complici del disfacimento della società civile italiana, per questo diciamo e invitiamo tutte a tutti a dire: no al razzismo.
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