Con il Decreto ‘dignità’ non cambia la condizione di
precarietà in cui vivono i lavoratori italiani e non. Tornano i voucher, non è
stato reintrodotto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ed i contratti a
tempo determinato rimangono senza sostanziali modifiche, ma allora in che cosa
consiste la rivoluzione?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Luigi Di Maio |
I
principali contratti a termine non sono stati modificati, l’unico limite imposto dal decreto è il divieto di rinnovo oltre i 24 mesi, in precedenza era di 36
mesi. Inoltre, si richiedono le causali che potrebbero portare a numerosi
contenziosi davanti al giudice del lavoro. Senza le dovute motivazioni, dopo 12
mesi, scatta automaticamente l’assunzione a tempo indeterminato.
La nuova norma non
si applica ai dipendenti della scuola. Anzi è stato abolito il limite di 36 mesi per i
contratti a termine dei docenti e del personale della scuola a partire dal
2016. Per questi lavoratori la precarietà torna ad essere la regola. Perché due
pesi e due misure?
Non
è stato reintrodotto l’articolo 18
dello Statuto dei lavoratori, una delle modifiche sul mercato del lavoro più
importanti introdotta dal governo di Matteo Renzi.
Il
bonus dei contributi
per le assunzioni di under 35 (prima riguardava gli under 30) sarà esteso di un
altro anno, cioè fino al 2020. L’esonero dei contributi previdenziali è del 50%
ed è riconosciuto per tre anni con un
tetto di 3.000 euro. La copertura è garantita dall’aumento del prelievo
erariale sugli apparecchi da gioco.
Il
decreto reintroduce i voucher che sono la sublimazione della flessibilità. Potranno essere utilizzati dagli
alberghi e dalle strutture ricettive fino a 8 dipendenti e non potranno essere
utilizzati per periodi superiori a dieci giorni.
I
contratti a termine
posti in essere da un’azienda non possono superare il limite del 30% dei
contratti a tempo indeterminato.
L’indennità
conciliativa per i
licenziamenti illegittimi massima passa da 18 a 27 mensilità.
Prorogato di un
anno il contratto a tempo indeterminato delle maestre diplomate prima del
2001-2002, ma sarà trasformato in contratto a termine, in attesa di svolgere il
concorso per l’immissione in ruolo che prevede il 50% dalle graduatorie e l’altra
metà dal concorso che è riservato ai diplomati magistrali ed ai laureati in Scienza
della formazione primaria. Questo significa che in migliaia, dopo decenni d’insegnamento
precario o di ruolo, resteranno senza lavoro.
Su slot e gratta e
vinci sarà apposto il messaggio ‘nuoce gravemente alla salute’. Inoltre per
accedere alle slot e agli apparecchi da gioco sarà obbligatoria la tessera
sanitaria. Gli esercizi pubblici, i bar ed i circoli privati che elimineranno
gli apparecchi da gioco potranno esibire il logo di Stato ‘no slot’.
‘Le imprese
italiane ed estere, operanti nel territorio nazionale, che abbiano
beneficiato di un aiuto di Stato … decadono dal beneficio medesimo qualora
l'attività economica interessata dallo stesso o una sua parte venga delocalizzata
in Stati non appartenenti all'Unione europea … entro cinque anni dalla data di
conclusione dell'iniziativa agevolata … In caso di decadenza’ sono soggette ad ‘una
sanzione amministrativa pecuniaria consistente nel pagamento di una somma in misura
da due a quattro volte l'importo dell'aiuto fruito’.
Lo Split payment (scissione dei pagamenti) introdotto dal precedente
governo per evitare frodi ai danni dello Stato non si applicherà più ai liberi
professionisti.
Tutto qua. La
rivoluzione di Luigi Di Maio è’ una ‘fakenews’, nient’altro. Con
queste poche e limitate innovazioni è certo che i precari rimarranno flessibili, malpagati e senza tutele adeguate, i disoccupati continueranno a cercare, spesso inutilmente,
un’occupazione ed il mercato del lavoro rimarrà tale e quale: ingiusto e
diseguale. Ma dov’è la rivoluzione?
Fonte: lavoroediritti.com
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