di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Locandina Giornata della Memoria e dell'Impegno 2019 |
Era
l'alba del 16 maggio 1955 quando il bracciante e sindacalista, Salvatore
Carnevale, venne assassinato a colpi di lupara. Quella mattina si stava recando al lavoro presso una cava di pietra gestita dall'impresa Lambertini. I killer lo
uccisero in contrada 'Cozze secche', una trazzera nelle campagne
di Sciara, che si trova in provincia di Palermo. Il motivo fu il suo impegno sociale
e politico a difesa degli interessi dei lavoratori.
Nel
1951 il giovane sindacalista organizzò la Camera del lavoro e la sezione del
Partito socialista italiano di Sciara. L'attivismo di Carnevale dava
molto fastidio ai proprietari terrieri. Nell'ottobre di quell'anno organizzò
'un'occupazione simbolica delle terre’ in contrada 'Giardinaccio' di
proprietà della principessa Notarbartolo. Arrestato, quando usci di galera preferì
trasferirsi per due anni in Toscana, a Montevarchi. Lì scoprì la cultura della
legalità e dei diritti dei lavoratori. Quando, nell'agosto del 1954, tornò in
Sicilia tentò di applicare nella sua terra gli stessi principi e gli stessi
valori. Nominato segretario della Lega dei lavoratori edili di Sciara era
riuscito, tre giorni prima di essere assassinato, ad ottenere il pagamento
delle paghe arretrare e la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore. Ma
questo era troppo per i latifondisti ed i gabelloti di Sciara.
Ad
essere accusati dell'omicidio di Salvatore Carnevale furono i dipendenti della
principessa Notarbartolo: 'l'amministratore del feudo Giorgio Panzeca, il
magazziniere Antonio Mangiafridda, il sorvegliante Luigi Tardibuono e il
campiere Giovanni di Bella’. I quattro furono condannati all'ergastolo
dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove, per legittima suspicione, si
svolse il primo grado del processo. In quel procedimento a rappresentare la
parte civile, che era costituita dalla madre del sindacalista assassinato,
Francesca Serio, fu il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini, mentre
nel collegio difensivo c'era Giovanni Leone anch'egli futuro e discusso capo
dello Stato ed unico presidente della Repubblica costretto alle dimissioni perchè travolto dallo scandalo Lockeed.
In appello e, successivamente, in Cassazione il verdetto fu ribaltato e gli imputati assolti per insufficienza di prove. Una storia che si ripeterà tante volte, almeno fino alla sentenza storica di condanna nel maxiprocesso voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, altri due eroi siciliani assassinati dalla mafia.
In appello e, successivamente, in Cassazione il verdetto fu ribaltato e gli imputati assolti per insufficienza di prove. Una storia che si ripeterà tante volte, almeno fino alla sentenza storica di condanna nel maxiprocesso voluto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, altri due eroi siciliani assassinati dalla mafia.
Fonte wikipedia.org e libera.it
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