sabato 11 luglio 2020

Sala e la fake news sul costo della vita

‘È chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso’, questo è quanto ha detto in diretta Facebook il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Giuseppe Sala (foto da wikipedia.org)
Per il Sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, il problema dell'Italia non è il divario economico e sociale tra il Nord ed il Sud del Paese, ma il tenore di vita dei dipendenti del Comune che amministra. Se il ragionamento dell'esponente del Partito democratico è questo tutto diventa possibile, anche il fatto che Matteo Salvini si consideri l’erede del Pci di Enrico Berlinguer.
Il Primo cittadino meneghino in quella dichiarazione fa riferimento a quelle che una volta si chiamavano gabbie salariali. Erano il risultato di un accordo stipulato dopo la fine della Seconda guerra mondiale tra gli industriali ed i rappresentanti del lavoratori. Secondo quell’intesa i salari erano calcolati ‘sulla base del costo della vita nei diversi luoghi’. Rimarranno in vigore fino al 1969. Poi, sotto la spinta delle proteste studentesche ed operaie furono abolite definitivamente nel 1972.
La proposta di Giuseppe Sala, quindi, non è una novità, ma un ritorno al capitalismo italiano degli anni Cinquanta. La sua preoccupazione non è quella di favorire l’occupazione al Sud, ma quella di pagare di più i dipendenti pubblici delle regioni settentrionali dove il costo della vita sarebbe più alto. Tutto legittimo se quest’affermazione fosse vera.
Lo scorso anno Altroconsumo ha pubblicato un’indagine che smentisce un luogo comune assai diffuso tra i ‘padani’ e non solo. Secondo questa ‘credenza’ il costo dei beni e dei servizi sarebbe più basso al Sud. I dati della ricerca condotta da Altroconsumo, che ha preso in esame i prodotti di 1.017 negozi di 67 città, rilevando 1,2 milioni di prezzi, sono emblematici. Il Veneto è risultata la regione dove fare la spesa è più conveniente, ad essa segue il Friuli-Venezia Giulia, mentre quelle più care sono la Sicilia (Messina è la città più cara) e la Calabria.
Insomma, nelle regioni del Sud i prezzi dei beni alimentari sono più alti della media nazionale. La ragione è semplice: la maggior parte dei prodotti che i meridionali trovano sugli scaffali dei supermercati provengono dalle aziende che hanno sede nelle regioni del Nord. La conseguenza economica è che sul prezzo finale oltre al costo di produzione grava anche quello del trasporto. Pertanto, comprare il latte o le merendine in un supermercato di Cosenza è più ‘salato’ che comprarlo nel centro di Milano. 
Nel dialetto siciliano si dice: ‘Curnuti e vastuniati’, cioè cornuti e bastonati. È un modo di dire per indicare una persona che non solo è vittima di un atto compiuto a sua insaputa, ma che, nello stesso tempo, è il solo a pagarne le conseguenze. Qui è la stessa cosa. Non solo le opportunità di lavoro nel Mezzogiorno sono inferiori rispetto al Centro-nord, ma anche il costo complessivo dei beni di prima necessità e non solo è mediamente più alto.
Il Sud è ultimo per numero di occupati, per il livello del reddito medio pro-capite, per la qualità della vita, per lo sviluppo economico, invece è primo per numero di disoccupati, per il calo dei residenti, per il basso il tenore di vita ed ora si apprende anche per il costo dei beni prima necessità.
Piove sul bagnato, ma non è una novità. Quello che stupisce è che queste affermazioni sono state fatte da un importante esponente del Pd, un partito che ‘rappresenta’ o intende ‘rappresentare’ la Sinistra e che si ritiene erede e continuatore delle lotte operaie e studentesche degli anni Sessanta e Settanta. Purtroppo, dopo tre decenni di berlusconismo tutto si tiene e tutto diventa possibile, anche che la cosiddetta Sinistra faccia la Destra e viceversa.


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