L’exploit
elettorale dei grillini e dei leghisti è avvenuto perché la classe dirigente
progressista non sa più rappresentare gli interessi dei
ceti medio - bassi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da comune.lesignano.debagni.pr.it |
La
Sinistra italiana non ha mai governato da sola, ma più volte ha sostenuto governi
di Centrosinistra o di ‘larghe intese’. Quasi sempre lo ha fatto ponendosi come
‘salvatore della patria’, anteponendo, cioè, gli interessi del Paese a quelli delle classi medio – basse che dovrebbe rappresentare e
tutelare. Così è stato nel 1945, alla fine degli anni Settanta, all’inizio
degli anni Novanta e nel 2011 con i governi Letta, Renzi e Gentiloni. Ed ha
sempre pagato la partecipazione a queste maggioranze di ‘necessità’ con
clamorose sconfitte elettorali. Anche questa volta è stato così. Perché?
Innanzitutto
ci sono motivazioni culturali.
Gli italiani sono un popolo cattolico ed individualista, sono cioè restii ad
assumersi le proprie responsabilità (nella religione cattolica la remissione
dei peccati è sempre possibile, quindi perché essere responsabili?) e non hanno
il senso della comunità e difficilmente perseguono il ‘bene comune’. Da qui le
difficoltà della Sinistra a conquistare la fiducia degli elettori. Ed è per
questo che i progressisti per tentare di rendere più giusta ed equa la società sono
disponibili al compromesso ed a sostenere maggioranze ‘allargate’ di
Centrosinistra.
Foto da repubblica.it |
Il
secondo motivo è il declino delle ideologie e della politica fatta porta a
porta. Fino alla
fine degli anni Ottanta i partiti avevano una base territoriale solida e le
classi dirigenti provenivano dalla periferia, avevano quindi una buona
conoscenza delle condizioni di vita delle classi meno abbienti. Essi erano portatori
dei bisogni e dei valori che scaturivano dal ‘popolo’. Oggi non è più
così. Nella cosiddetta seconda repubblica la politica non ha più basi
ideologiche solide. E’ diventata ‘mediatica’ ed il confronto si svolge, prevalentemente,
nei ‘salotti televisivi’. Questa prassi ha finito per ‘oscurare’ i temi che
riguardano i bisogni sociali della maggioranza dei cittadini, soprattutto di
quelli che vivono nelle periferie o in provincia. Le élite sono diventate autoreferenziali, pensano ed agiscono come se
il ‘mondo’ iniziasse e finisse nei luoghi di potere. In particolare le classi
dirigenti del Centrosinistra e di parte della Sinistra non solo si sono
affidate alla cultura della leadership, ma, vivendo in un contesto sociale
privilegiato, non sono più in grado di comprendere e difendere gli interessi
economici e sociali delle classi lavoratrici. Cosa
ne sanno Maria Elena Boschi o Pietro Grasso di come si vive senza lavoro o con una pensione
di 500 euro al mese? Come fanno Massimo D’Alema o Matteo Renzi a comprendere i disagi sociali
di chi vive nelle periferie?
La conseguenza di questo distacco ideologico è ovvia: le categorie a rischio
esclusione sociale (disoccupati, precari, pensionati, poveri), soprattutto nel Sud,
ma non solo, non si sentono più rappresentate dall’élite politica di Sinistra e
finiscono per sostenere i movimenti antisistema come la Lega di Salvini e
soprattutto il M5s.
Viola Carofalo (foto da ancorafischiailvento.org) |
Porre
rimedio a questo declino politico non è impossibile, ma occorre ripartire dal
basso e soprattutto
mettere da parte gli individualismi, ci sono troppi presunti leader e troppe
sigle che fanno riferimento agli stessi principi progressisti. I valori messi
in campo da Potere al popolo, formazione politica nata dal
territorio, potrebbero essere una buona base di partenza, ma ovviamente non
bastano, essi vanno integrati e condivisi con tutte le altre formazioni che si
richiamano agli stessi principi di Sinistra. E’ complicato e difficile ma è
l’unico modo per dare una speranza a chi oggi si affida alla destra legista o
al populismo grillino.
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