martedì 6 marzo 2018

Elezioni: non hanno vinto il M5s e la Lega, ha perso la Sinistra

L’exploit elettorale dei grillini e dei leghisti è avvenuto perché la classe dirigente progressista non sa più rappresentare gli interessi dei ceti  medio - bassi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da comune.lesignano.debagni.pr.it
La Sinistra italiana non ha mai governato da sola, ma più volte ha sostenuto governi di Centrosinistra o di ‘larghe intese’. Quasi sempre lo ha fatto ponendosi come ‘salvatore della patria’, anteponendo, cioè, gli interessi del Paese a quelli delle classi medio – basse che dovrebbe rappresentare e tutelare. Così è stato nel 1945, alla fine degli anni Settanta, all’inizio degli anni Novanta e nel 2011 con i governi Letta, Renzi e Gentiloni. Ed ha sempre pagato la partecipazione a queste maggioranze di ‘necessità’ con clamorose sconfitte elettorali. Anche questa volta è stato così. Perché?
Innanzitutto ci sono motivazioni culturali. Gli italiani sono un popolo cattolico ed individualista, sono cioè restii ad assumersi le proprie responsabilità (nella religione cattolica la remissione dei peccati è sempre possibile, quindi perché essere responsabili?) e non hanno il senso della comunità e difficilmente perseguono il ‘bene comune’. Da qui le difficoltà della Sinistra a conquistare la fiducia degli elettori. Ed è per questo che i progressisti per tentare di rendere più giusta ed equa la società sono disponibili al compromesso ed a sostenere maggioranze ‘allargate’ di Centrosinistra.
Foto da repubblica.it
Il secondo motivo è il declino delle ideologie e della politica fatta porta a porta. Fino alla fine degli anni Ottanta i partiti avevano una base territoriale solida e le classi dirigenti provenivano dalla periferia, avevano quindi una buona conoscenza delle condizioni di vita delle classi meno abbienti. Essi erano portatori dei bisogni e dei valori che scaturivano dal ‘popolo’. Oggi non è più così. Nella cosiddetta seconda repubblica la politica non ha più basi ideologiche solide. E’ diventata ‘mediatica’ ed il confronto si svolge, prevalentemente, nei ‘salotti televisivi’. Questa prassi ha finito per ‘oscurare’ i temi che riguardano i bisogni sociali della maggioranza dei cittadini, soprattutto di quelli che vivono nelle periferie o in provincia. Le élite sono diventate autoreferenziali, pensano ed agiscono come se il ‘mondo’ iniziasse e finisse nei luoghi di potere. In particolare le classi dirigenti del Centrosinistra e di parte della Sinistra non solo si sono affidate alla cultura della leadership, ma, vivendo in un contesto sociale privilegiato, non sono più in grado di comprendere e difendere gli interessi economici e sociali delle classi lavoratrici. Cosa ne sanno Maria Elena Boschi o Pietro Grasso di come si vive senza lavoro o con una pensione di 500 euro al mese? Come fanno Massimo D’Alema o Matteo Renzi a comprendere i disagi sociali di chi vive nelle periferie? La conseguenza di questo distacco ideologico è ovvia: le categorie a rischio esclusione sociale (disoccupati, precari, pensionati, poveri), soprattutto nel Sud, ma non solo, non si sentono più rappresentate dall’élite politica di Sinistra e finiscono per sostenere i movimenti antisistema come la Lega di Salvini e soprattutto il M5s. 
Viola Carofalo (foto da ancorafischiailvento.org)
Porre rimedio a questo declino politico non è impossibile, ma occorre ripartire dal basso e soprattutto mettere da parte gli individualismi, ci sono troppi presunti leader e troppe sigle che fanno riferimento agli stessi principi progressisti. I valori messi in campo da Potere al popolo, formazione politica nata dal territorio, potrebbero essere una buona base di partenza, ma ovviamente non bastano, essi vanno integrati e condivisi con tutte le altre formazioni che si richiamano agli stessi principi di Sinistra. E’ complicato e difficile ma è l’unico modo per dare una speranza a chi oggi si affida alla destra legista o al populismo grillino.

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