domenica 14 gennaio 2018

I bulli e la #malascuola

Gli atti di violenza subite negli ultimi mesi dai docenti rappresentano il fallimento della scuola italiana e dei politici che negli ultimi decenni hanno tentato, inutilmente, di riformarla

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Salvo Busà l'insegnante malmenato ad Avola e la ministra
Valeria Fedeli - (foto da secoloditalia.it)
‘Invito il ragazzo a chiudere una finestra prima di andare in palestra per gli esercizi. E lui mi manda a quel paese, senza chiuderla. Insisto e alzo la voce. La risposta è il lancio di un libro. Un lancio contro di me. Il libro finisce per terra. Lo prendo e lo poggio su un banco. Rimprovero ancora quell’insolente che afferra il telefonino. Mezz’ora dopo l’arrivo di padre e madre...’. Questa è la dichiarazione rilasciata al quotidiano la Repubblica dal professore di Educazione fisica di Avola picchiato pochi giorni fa dai genitori di un suo alunno. La dinamica della vicenda non è nuova. Negli ultimi anni sempre più spesso gli insegnanti delle scuole medie e soprattutto di quelle superiori sono stati oggetto di atti di violenza da parte dei genitori dei loro alunni.
Foto da news.leonardo.it
Una volta la figura del docente era ‘vista’ con rispetto, oggi una parte sempre più numerosa di ragazzi non solo non si impegna nello studio ma si comporta in modo ‘aggressivo’ nei confronti dei compagni ed in alcuni casi anche degli insegnanti. E, quel che è peggio, questi atteggiamenti da ‘bulli’ trovano, spesso, la copertura e talvolta il sostegno delle famiglie che, anziché fare autocritica e richiamare i figli a tenere un comportamento ‘civile’, li difendono accusando i docenti di incapacità o, come in questo caso, di essere la causa scatenante del fatto. Negli ultimi due decenni sono state approvate diverse riforme della scuola, ma nessuna ha tenuto conto del clima d’intimidazione di cui spesso sono vittime i professori. Gli obiettivi degli ultimi governi sono stati quelli di tagliare le risorse finanziarie (riforma Gelmini) o di adeguare la scuola alle esigenze produttive e di mercato delle imprese (#buonascuola con l’alternanza scuola/lavoro). Inoltre, sono stati modificati i programmi ministeriali, ma non sono state incrementate le ore d’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche che, è bene ricordarlo, non sono previste nei licei (fanno eccezione quelli con indirizzo psichico - pedagogico, cioè gli ex istituti magistrali ed il biennio degli istituti tecnici e professionali). 
Foto da tg24com.mediaset.it
Oltre a ciò, l’aumento del numero minimo di alunni per formare le classi (le cosiddette classi pollaio) ha spinto gli istituti ad una spietata concorrenza e ad evitare, nei limiti del possibile, le bocciature o gli abbandoni. Per non parlare delle iscrizioni ‘fasulle’. Situazioni di cui sono consapevoli i ragazzi e le loro famiglie. Il risultato è stato un crollo dei livelli di apprendimento e la crescita di comportamenti 'scorretti' da parte degli alunni. In questo clima di sfiducia gli insegnanti, che spesso sono impegnati in inutili corsi di formazione o nella realizzazione di progetti (che hanno come scopo anche quello di incentivare gli stipendi dei presidi), sono senza difese, sono costretti, cioè, a subire le angherie dei ‘bulli’ ed i ‘richiami’ dei dirigenti che non intendono intervenire con provvedimenti disciplinari o con bocciature proprio per non perdere alunni e cattedre o comunque per non assumersi responsabilità dirette con le famiglie. Non devono stupire quindi i crescenti atti di vandalismo. La scelta fatta dall'èlite politica sull’istruzione pubblica è evidente. Si vogliono buoni consumatori, anziché buoni cittadini. L’obiettivo è un ritorno al modello d’istruzione degli anni Sessanta, quando c’erano due tipi scuola pubblica, una di eccellenza per i benestanti ed un’altra di base per i ceti medio - bassi. Ed il risultato finale di questo processo sarà quello di incrementare, ancora una volta, l’individualismo e l’ingiustizia anziché il progresso civile e culturale di tutta la società.

Fonte: repubblica.it

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