Non ci sarà nessuna diaspora leghista, non hanno principi da difendere, ma solo interessi economici da tutelare e proteggere
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Luca Zaia, Matteo Salvini e Fìgiabìncarlo Giorgetti (foto da affaritaliani.it) |
Non
più Roma ladrona, ma prima gli italiani. Non più Padania, ma nazionalismo e sovranismo. La giravolta è stata a 360 gradi, ma per tanti leghisti era ed è
solo un mezzo, non il fine. Il loro cuore batte ancora per 'Albert de Giussan'.
A
volte sembra che ci siano due partiti che convivono all’interno dello stesso
movimento. Il voto sul Green pass è stato dirimente. Molti deputati e senatori
del Carroccio hanno votato contro il Governo di cui fanno parte o non hanno
partecipato alla seduta.
Come
spesso succede nel nostro Paese quando si devono prendere decisioni importanti
emergono i distinguo e le divisioni. I passaggi di casacca ed il trasformismo
sono comportamenti praticati in tutti gli schieramenti politici.
Lega
e Fratelli d’Italia promettono di governare insieme, ma, intanto, i primi sono al
governo, mentre i secondi stanno all’opposizione e sono pronti a criticare
qualunque iniziativa dell’esecutivo di Mario Draghi.
Dicono
una cosa e poi fanno l’opposto. Nella propaganda politica sono per la famiglia ‘tradizionale’,
ma poi sono i primi a trasgredire questo principio. Sono contrari al Ddl Zan e alla
legalizzazione delle droghe leggere, ma poi si scopre che ci sono esponenti di
primo piano che organizzano serate o incontri dove ogni eccesso è ammesso e
praticato.
Sono governisti quando c’è da spendere, ma nello stesso tempo rimangono
sovranisti e populisti. Fanno finta di dividersi, ma poi
si ricompattano.
Non
ci sono due anime leghiste e non
c’è un partito di Giancarlo Giorgetti, di Luca Zaia, di Matteo Salvini o di chi chiunque altro. Non ci sarà nessuna diaspora leghista, non hanno principi
da difendere, ma solo interessi economici da tutelare e proteggere.
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