Spopolano
in rete i ‘Renzi chi?’ e ‘#staiserenomatteo’, ma s’illudono coloro che pensano
che la carriera politica dell’ex sindaco di Firenze si finita
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Matteo Renzi con la moglie Agnese (foro da giornalettismo.com) |
Il
presidente del Consiglio dimissionario è per carattere un ‘piacione’, il suo primo obiettivo è quello di
essere gradito a tutti. Per conquistare il consenso dell’elettorato moderato ha
emarginato la Sinistra, anche quella del suo partito. Sta facendo, cioè, lo
stesso errore che fece Walter Veltroni alle elezioni politiche del 2008, quando
si presentò con una coalizione che escludeva le forze politiche alla sinistra
del Pd. Gli
attacchi a Massimo D’Alema, il #staiserenoenrico presidente del Consiglio del
suo partito, al Fassina chi?, ed ancora, l’uscita dal Pd di tanti esponenti
dell’area radicale, il No di Bersani al referendum costituzionale ed il continuo
malessere della minoranza del partito sono emblematici di una convivenza ideologica
mal sopportata dall’attuale segretario dei Democratici.
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Enrico Letta e Matteo Renzi (foto da tg24.sky.it) |
Secondo
il suo pensiero politico è la Sinistra (non solo quella radicale) il principale
ostacolo al rinnovamento.
Il limite di questo ragionamento è evidente: un partito progressista che adotta
politiche di Destra come il Job act, gli incentivi fiscali alle imprese, la
cosiddetta ‘meritocrazia’ nella scuola, la riforma costituzionale e l’Italicum,
ma che, nello stesso tempo, non è capace di realizzare politiche di
redistribuzione della ricchezza e di riduzione dei privilegi, è destinato alla
sconfitta.
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Stefano Fassino (foto da news.leonardo.it) |
Da
rottamatore a rottamato?
'Torno a casa davvero' ha scritto su facebook il presidente del Consiglio
dimissionario. Le politiche populiste, prima o poi, devono fare i conti con
la realtà e quella italiana è particolarmente complicata. E’ sufficiente ricordare
l’alto tasso di disoccupazione al Sud o l’enorme debito pubblico creato proprio
con le politiche assistenziali ed elettoralistiche adottate anche dallo stesso Matteo Renzi. Perfino il provvedimento dell’assunzione
dei precari della scuola si è trasformato in un boomerang per la troppa
‘faciloneria’ con cui la procedura è stata realizzata e per l’introduzione
della cosiddetta ‘chiamata diretta’ adottata solo per i neoassunti storici. L’errore
più grande è stato
quello di aver trasformato il referendum costituzionale in un plebiscito sulla
sua persona e sulla sua carriera politica. Renzi
contro tutti, come un novello ‘Don
Chisciotte’ che combatte la partitocrazia di cui egli stesso fa parte. L’obiettivo
non si è realizzato, ma non è finita. In perfetto stile berlusconiano l’ex
sindaco di Firenze tornerà all’attacco della Sinistra del Pd, ma otterrà solo
di perdere ulteriore consenso nei ceti meno abbienti, finendo così per trasformare
il Partito democratico nel Partito di Renzi o peggio ancora nel partito della
Nazione.
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