di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da livornotoday.it |
Si tratta di lavoratori precari, sia
dipendenti che autonomi, che si trovano senza reddito e senza tutele sociali. In molti, fino a ieri, si arrangiavano con piccoli lavoretti come la vendita
ambulante o con piccoli lavori artigianali e commerciali. Oggi sono senza nessuna occupazione e senza quel poco di risorse economiche indispensabili per dare un
minimo di sussistenza alle loro famiglie.
La situazione è grave. In alcuni quartieri delle città o nei piccoli paesi i volontari si sono organizzati. Incuranti dei pericoli
dovuti alla pandemia, si recano a portare quotidianamente beni di prima
necessità a chi non ha nulla. In particolare, è nata l’abitudine della
cosiddetta ‘spesa sospesa’. Chi può permetterselo, quando va al
supermercato o al negozio sotto casa, può pagare beni di prima necessità e
lasciarli 'sospesi' per chi ne ha bisogno.
Certo, la solidarietà individuale,
seppur importante, non può bastare. Provvidenziale, a tale proposito, è il provvedimento
emanato due giorni fa dal Governo. Lo stanziamento di 4,3 miliardi di euro destinato
ai Comuni, di cui 400 milioni di euro vincolati all’acquisto di beni di prima
necessità, possono apparire poca cosa, ma ad esso si devono aggiungere i 25 miliardi di euro pianificati
con il decreto ‘Cura Italia'
E' bene sottolineare, tuttavia, che non tutto dipende da chi ci governa e dalle risorse finanziarie disponibili, molto deriva dai nostri comportamenti. In futuro, quando la pandemia
sarà passata, sarà importante non dimenticare il dramma che tante famiglie stanno vivendo in questi giorni. Tutti dovremo operare affinché nessuno debba trovarsi in una situazione di indigenza e fragilità. Un impegno che richiederà pazienza e
solidarietà, valori che spesso mancano quando le cose vanno bene e che non sono
sufficienti quando siamo in difficoltà, come ora.
Nessun commento:
Posta un commento