Le
vicende della giunta capitolina di Virginia Raggi stanno facendo emergere le
contraddizioni politiche interne al M5S
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Virginia Raggi e Paola Muraro (foto da ilfattoquotidiano.it) |
Il
movimento di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio è stato fondato sull’antipolitica,
sul ‘vaffa’ diretto a tutti i partiti politici. Un’entità neutra o liquida, come si
dice oggi, ben sintetizzata con lo slogan: ‘ne di Destra ne di Sinistra, ma
dalla parte dei cittadini’. Un movimento populista sostenuto da supporter di
tutti gli orientamenti ideologici ed una macchina elettorale che ha raccolto
consensi in tutti gli strati sociali.
Beppe Grillo - (foto da repubblica.it) |
I
problemi emergono quando il M5S diventa forza di governo ed è chiamato a prendere
decisioni politiche concrete.
L’esempio dell’amministrazione comunale di Parma è dirimente. Il sindaco
Federico Pizzarotti, eletto al ballottaggio con i voti della Destra, è stato
messo ai margini del Movimento quando ha iniziato ad amministrare la città,
quando cioè ha evidenziato una sua linea politica. Lo stesso è avvenuto a Gela,
a Livorno, ecc. Per non parlare degli
epurati e degli espulsi tra i militanti, gli amministratori ed i parlamentari. Fino a quando il M5S rimane una
forza di opposizione riesce a mantenere l’unità, ma tende a disgregarsi
quando deve governare.
Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico (foto da repubblica.it) |
Le
disavventure della giunta di Virginia Raggi, anche lei eletta al ballottaggio con i voti della
Destra, sono una conferma di questa contraddizione. Le divisioni interne stanno
emergendo con chiarezza anche nel direttorio nazionale del Movimento. Le bugie
e le incongruenze sulle epurazioni fatte e quelle non fatte (almeno finora) evidenziano
l’applicazione di due pesi e due misure. L’assessore Paola Muraro pur avendo
ricevuto un avviso di garanzia ed un evidente conflitto d’interessi sembra
inamovibile, mentre Carla Raineri, nominata pochi settimane fa Capo di
gabinetto dalla Sindaca grillina, è stata costretta a dimettersi perché percepiva uno
stipendio troppo alto.
La
questione non è giudiziaria, ma d’indirizzo politico. Le scelte degli assessori e dei
manager delle aziende municipalizzate sono la conseguenza di una precisa linea politica. Il bluff dell’antipolitica
sta emergendo con chiarezza. Le decisioni sono ‘ideologiche’ e sono fatte nella
consapevolezza che esse incideranno sulla vita dei cittadini e finiranno per
favorire questo o quel ceto sociale.
Il
Movimento ed i suoi amministratori, come tutti i partiti politici, sono
costretti a schierarsi secondo
il loro convincimento ideologico e promuovere politiche di Destra o di
Sinistra. Le divisioni interne ne sono l’ovvia conseguenza, così come il disorientamento
e la rabbia dei sostenitori.
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