sabato 2 aprile 2016

La PA del Sud Italia è tra le più inefficienti d’Europa

L’indagine condotta dall’UE sulla qualità della Pubblica Amministrazione ed esaminata dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha delineato una classifica impietosa per le regioni del Sud Italia

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Lo studio dell'UE sulla qualità della PA nel vecchio continente ha preso in considerazione diversi servizi pubblici come la formazione, la sanità, la sicurezza, la giustizia ed il modo in cui essi sono stati assegnati e gli eventuali fenomeni di corruzione.
Rispetto ai 206 territori presi in considerazione la Campania si trova al 202° posto, mentre le altre regioni meridionali compaiono 7 volte tra le peggiori trenta della classifica. Al primo posto in Europa c’è, con un indicatore di +2.781, la regione finlandese di Åland, mentre all’ultimo c’è, con -2.658 punti, Bati Anadolu, regione che si trova in Turchia.
In Italia i servizi pubblici migliori sono quelli erogati nelle due province autonome del Trentino Alto Adige e nelle due regioni a statuto speciale del Nord e cioè la Valle d’Aosta ed il Friuli Venezia Giulia che presentano indici superiori alla media dell’UE.
Tutte le altre regioni italiane sono in terreno negativo, ma con valori accettabili nel Centro Italia e nel Nord Ovest. Invece è disastrosa la situazione nelle regioni del Mezzogiorno. In particolare in Sicilia, Puglia, Molise e Calabria con indici che variano da -1588 a -1687, con la Campania addirittura a -2.242 punti.
‘Il quadro dipinto da questo indice europeo – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, Paolo Zabeo – evidenzia come l’Italia sia il Paese che presenta, al suo interno, la più ampia variabilità in termini di qualità della PA, tra le prime regioni del Nord e le ultime del Sud. Si pensi che, secondo quanto indicato dal Fondo Monetario Internazionale, se l’efficienza del settore pubblico si attestasse sui livelli ottenuti dai primi territori, come le province di Trento e di Bolzano, la produttività di un’impresa media potrebbe crescere del 5-10 per cento e il Pil di due punti percentuali, ovvero di 30 miliardi di euro’. 

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