Negli
ultimi due decenni la differenza tra le indennità percepite dai dirigenti rispetto
a quella dei loro dipendenti è aumentata a dismisura
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da corriere.it |
Secondo
l’annuario di R&S Mediobanca nel
2015 i top manager di cinquanta aziende pubbliche e private italiane hanno
percepito compensi per 256,80 milioni. Mediamente
un dipendente deve lavorare trentuno anni per eguagliare i compensi del proprio
consigliere delegato che diventano quarantatre
se si fa riferimento al direttore generale. Ma ci sono casi in cui le
differenze sono ancora più grandi. Oltre al record di 1.227 anni, nella lista
ci sono casi pari 582 anni, a cui seguono 525, 234, 232, 165, 111 anni e cosi
via. Queste
indennità, oltre
all’aspetto etico che ormai non è più preso in considerazione, non sono giustificate neanche dai risultati
aziendali. I ricavi, infatti, sono diminuiti del 16,1% nelle imprese del
settore pubblico, invece sono aumentati in quelle del settore privato, ma solo
grazie al balzo del fatturato prodotto all’estero (+11,1%).
Foto da valoreazione.com |
Anche
i livelli occupazionali sono diminuiti
(-14,8%) per le aziende pubbliche prese in considerazione dal Rapporto, le imprese private al contrario hanno aumentato gli occupati (+12%), ma solo fuori
dai nostri confini. E’
cresciuta la redditività industriale,
nel pubblico è stata al 6,8%, nel privato è stata quasi doppia, al 12,8%. Lo
Stato ha incassato, nel 2015, 12,8 miliardi di dividendi, mentre nel privato
sono stati 6,8 miliardi. Il record è stato dell’Eni con 5,6 miliardi, seguita
dall’Enel (2,3), dalle Poste (1,6) e da Snam (1,3), mentre nel privato hanno realizzato dividendi per 1,2 miliardi Luxottica e Prada per 1,0 miliardo di
euro.
Crescono
gli utili ed aumenta a dismisura la distanza tra i compensi dei manager e
quelle dei loro dipendenti. Sono
gli effetti della globalizzazione e della mancanza di regole nel sistema
economico e finanziario che limitino le ingiustizie ed i privilegi. Sette anni
di recessione hanno, così, accentuato le disuguaglianze, ma per chi ci ha le
leve del potere economico va bene così.
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