‘Apriamo classi di potenziamento separate per gli alunni stranieri’, è l’ultima iniziativa del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara
Le
classi differenziate esistevano già negli anni Sessanta.
La
legge n. 1859 del 31 dicembre 1962 stabiliva all'articolo 12 che ‘possono
essere istituite classi differenziali per gli alunni disadattati scolastici’.
Esse potevano avere un calendario speciale con appositi programmi e orari di
insegnamento.
Cinque
anni dopo, il DPR n. 1518 del 22 dicembre 1967, stabilì che ‘soggetti che
presentano anomalie o anormalità somato-psichiche che non consentono la
regolare frequenza nelle scuole comuni e che abbisognano di particolare
trattamento e assistenza medico-didattica sono indirizzati alle scuole
speciali’.
Con
l’introduzione della figura dell'insegnante di sostegno queste classi sono
state abolite nel 1977.
Oggi la didattica integrativa prevede diversi strumenti per l’inclusione e il potenziamento degli alunni che hanno difficoltà di apprendimento. La Legge 104 del 1992 e la 42 del 28 marzo 2003 regolano la personalizzazione dei piani educativi. I cosiddetti BES (Bisogni Educativi Speciali) prevedono tre sottocategorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi e quella dello svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale.
Gli strumenti per il superamento delle difficoltà di apprendimento degli alunni stranieri già esistono. Le classi separate non servono. La proposta del ministro è solo propaganda politica e nostalgia per un’epoca buia a cui qualcuno pensa di poter tornare.
Le parole pronunciate da Primo Levi nel 1974 delineano in modo chiaro un periodo della storia che non vorremmo vivere più, eppure ancora oggi c'è un'Italia che non si rassegna alla cultura della democrazia e della tolleranza.
‘Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti’, Primo Levi, 1974.
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