martedì 25 aprile 2017
lunedì 24 aprile 2017
venerdì 14 aprile 2017
Reddito di inclusione sociale per metà dei poveri e gli altri?
Firmato
a Palazzo Chigi il Memorandum d’intesa sul Reddito di inclusione. I decreti
attuativi saranno approvati entro aprile e riguarderanno circa due milioni di
persone, ma gli italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta sono
molti di più
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da secondowelfare.it |
‘Oggi
è un primo risultato ma è la prima volta che l'Italia si dota di uno strumento
universale’, ha
dichiarato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. ‘La crisi – ha sottolineato
il Premier - che abbiamo attraversato, la più grave dal dopo-guerra, ci ha
lasciato un incremento della povertà, ci sono 1,5 milioni di famiglie povere.
Chi governa deve riconoscere il problema e tra i meriti dell'Alleanza c'è il
merito di aver alimentato un atteggiamento esigente verso questo problema’.
Per
Susanna Camusso, segretaria della Cgil, il reddito di inclusione è ‘un passo
importante anche
sul piano del metodo: quello di riconoscere l’Alleanza contro la povertà che da
anni sta proponendo una scelta sul tema inclusione e non solo sussidi. Si
tratta di una scelta per uscire davvero dalla trappola della povertà, per
costruire processi di inclusione e di lavoro che sono poi quelli fondamentali
per avere una prospettiva di vita. Certo, le risorse sono ancora insufficienti
(2 miliardi di euro) a determinare che questo sia un processo universale, ma
intanto pensiamo di aver messo la prima pietra’.
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Mensa dei poveri (Foto da cislbrescia.it) |
Secondo
l’Istat gli italiani poveri sono oltre 4 milioni e 598 mila individui. La misura prevista dal Governo
riguarderà meno della metà delle famiglie indigenti. Pertanto, se non ci sarà
un incremento delle risorse finanziarie una parte consistente di bisognosi
continuerà a vivere in condizioni di povertà assoluta. Il risultato sarà paradossale: anche tra gli ‘ultimi’ si creerà una condizione
di disuguaglianza. Poveri che beneficeranno del Reis (Reddito d’inclusione
sociale) e poveri che, invece, continueranno a vivere in una condizione d’indigenza
economica e sociale.
Per
accedere al beneficio monetario bisognerà non avere un reddito ISEE (Indicatore di situazione economica
equivalente) superiore ai 6 mila euro, maggiore a quello previsto per il Sia (Sostegno
per l’inclusione attiva) stabilito a 3 mila euro. L’importo del Reis sarà
calcolato sulla differenza tra il reddito disponibile e la soglia di
riferimento ISR (indicatore della situazione reddituale) che è la parte
reddituale dell’Isee. Ad esso verranno sottratte le somme delle altre
misure assistenziali percepite dal nucleo familiare, ad eccezione
dell’indennità di accompagnamento. Nel decreto legislativo sarà prevista
una struttura nazionale permanente di affiancamento alle amministrazioni
territoriali per garantire un’applicazione uniforme del Reis.
Ubicazione:
Sicilia, Italia
martedì 11 aprile 2017
Il Laureato compie cinquant'anni. The Graduate 1967 Silence of Sound and April Come She Will SCENE Low
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Sicilia, Italia
sabato 8 aprile 2017
L’insopportabile demagogia della Corte dei Conti sul cuneo fiscale
Ridurre
il cuneo fiscale ed il debito pubblico, a sostenerlo è la magistrature
contabile, ma non spiega come questo debba avvenire ed a spesa di chi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da ansa.it |
Nel Rapporto 2017
sulla finanza pubblica la Corte dei Conti afferma che il cuneo fiscale in Italia è ‘di ben 10 punti’ superiore a quello che si
registra mediamente in Europa. Il 49% della busta paga viene trattenuto ‘a
titolo di contributi e di imposte’. I magistrati della Corte denunciano l’esigenza
di ridurre la pressione fiscale in quanto ‘un’esposizione tributaria tanto marcata
non aiuta il contrasto all’economia sommersa e alla lotta all’evasione’.
‘L’andamento
dell’economia italiana – sottolinea la Corte – sembra aver segnato
un’inversione di marcia verso un’espansione meno fragile e più qualitativa’.
Nello stesso tempo si ribadisce che il risanamento finanziario è, per il nostro
Paese, ‘più faticoso anche se necessario considerato il maggior livello del
debito. Occorre quindi – secondo il Rapporto – porre il debito su un sentiero
discendente, non troppo ripido ma costante, procedendo speditamente alle azioni
di riforme strutturali per sostenere la crescita e migliorare, anche sotto
questo profilo, le condizioni di sostenibilità della finanza pubblica’.
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L'incipit de 'Il Gattopardo' (foto da wikipedia.org) |
Sono
decenni che si discute del cuneo fiscale e della necessità di ridurlo, ma si
evita di dire con quali risorse finanziarie questo debba avvenire. La Corte dei Conti sottolinea anche
la necessità di ridurre il debito pubblico, ma non dice come, perché? Le misure
da prendere sarebbero impopolari e di conseguenza nessuno ne parla, nessuno ne
indica i relativi provvedimenti. Per diminuire
il cuneo fiscale ed il debito pubblico occorre ridistribuire la ricchezza oppure
tagliare la spesa pubblica, vale a dire meno pensioni, meno scuola
pubblica, meno assistenza sanitaria, meno sprechi e regalie a cominciare dai
privilegi e dagli stipendi d’oro degli stessi magistrati della Corte dei Conti.
Quello
che si legge nel Rapporto è, quindi, l’ennesima enunciazione demagogica di chi afferma cosa è opportuno fare, ma non spiega i sacrifici che sono necessari per realizzare
quell’obiettivo. Allora è meglio non dirlo oppure far finta di ‘cambiare tutto
per non cambiare niente’ come scriveva nel 1958 Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne
‘Il Gattopardo’.
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mercoledì 5 aprile 2017
L’antidumping di Donad Trump
La
nuova amministrazione americana di Donald Trump si accinge ad adottare politiche
economiche protezionistiche. E’ una svolta storica o sono solo annunci?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Donald Trump (foto da ilsole24ore.com) |
L’economia
capitalistica americana, la più grande al mondo, si fonda sul liberalismo e sul
libero commercio. Il
nuovo presidente, Donald Trump, invece intende adottare politiche economiche stataliste
che limitano la libera concorrenza e la libera circolazione di persone e merci. Al di là degli annunci quello che il leader americano intende
realizzare è un cambio radicale delle politiche economiche rispetto a
quelle adottate dalla precedente amministrazione di Barak Obama.
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Foto da corriere.it |
Il
dumping è una tipica tecnica di marketing utilizzata dalle imprese per entrare in
un nuovo mercato. Nel
breve periodo esse praticano prezzi concorrenziali, vendono cioè i loro
prodotti sottocosto. I guadagni sono rinviati al medio - lungo periodo, quando cioè
le aziende saranno entrate stabilmente nel nuovo mercato. Questa strategia di vendita è utilizzata dalle imprese americane che operano in Europa, in
Cina, ecc. Lo stesso stanno facendo le aziende del Vecchio continente negli
Stati Uniti d’America. Spesso si tratta di merci di grande qualità, difficili
da riprodurre, come i prodotti alimentari italiani, della grande moda francese
o delle auto tedesche.
Nello stesso tempo non c’è un paese al mondo dove non si
vendono i prodotti americani, la Coca Cola, le Jeep, gli hardware o i software
ideati da Microsoft o da Google, Amazon, per non citare le produzioni
cinematografiche o la vendita di armi da guerra, ecc… Il mondo è invaso dai prodotti Usa e la libera circolazione di persone
e merci ha creato sviluppo e ricchezza in tutto il mondo eppure questo non
basta, la nuova amministrazione vuole ridurre le importazioni negli Usa con
i dazi doganali. Una limitazione alla libera concorrenza e ai principi
fondamentali del sistema economico capitalistico, perché?
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Beppe Grillo (foto da politica.diariodelweb.it) |
Le
politiche populiste hanno la loro ragion d’essere sulla difesa dei localismi. La Brexit in Gran Bretagna, l’elezione alla Casa
Bianca del magnate americano, l’ascesa di Marine Le Pen in Francia o della Lega e
del M5s in Italia, ecc… si fondano sulla difesa di privilegi nazionalistici
acquisiti anche con le politiche economiche liberiste. Si dimentica che questi
principi hanno portato, nel secolo scorso, a conflitti e crisi economiche ed
hanno causato miseria e guerre.
L’antidumping
di Donald Trump è quindi uno strumento che potrà portare nel breve periodo benefici limitati, ma che nel medio termine determinerà conflitti ed incertezze tali da provocare gravi crisi economiche.
Inoltre, la globalizzazione propugnata dalle stesse
multinazionali americane è un fenomeno così dirompente che non potrà essere
fermata dai dazi doganali o da altri limiti alle importazioni che il
presidente Usa vuole imporre, l’unica conseguenza sarà l’isolamento e di
conseguenza il relativo impoverimento dell’economia più potente del mondo. Tutto
questo per appagare le ambizioni politiche di un solo uomo: Donald Trump.
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lunedì 20 marzo 2017
Il vescovo di Locri: ‘il lavoro non lo vogliamo dalla ndrangheta’
Le
scritte apparse sul muro del vescovado della cittadina calabrese dimostrano che
il fenomeno mafioso è ancora fortemente radicato sul territorio e che la strada
da fare per estirparlo è ancora lunga e piena di ostacoli
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Il manifesto della Giornata in ricordo delle vittime della mafia (da libera.it) |
Dopo
la visita di ieri del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono apparse due scritte sul muro del vescovado di Locri, dove risiede il vescovo Francesco Oliva: ‘Più
lavoro meno sbirri’ e ‘Don Ciotti sbirro’. Entrambe le frasi sono state
cancellate stamani dagli operai del Comune.
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Sergio Mattarella e Don Ciotti (foto da quotidiano.net) |
‘L’arroganza’
mafiosa ‘si coglie in ripetuti comportamenti di chi si pone al di sopra della
legge. Lo Stato si
faccia sentire e tuteli sempre di più chi ha il coraggio di denunciare’ ha
dichiarato al Corriere della Sera il vescovo Oliva. Ed ha aggiunto: ‘Da queste
parti il bisogno di lavoro è fondamentale, su questo problema vogliamo
richiamare l’attenzione per il bene di tutti, ma noi il lavoro non lo vogliamo dalla ‘ndrangheta’, vogliamo un lavoro degno
che rispetti i diritti degli operai non il lavoro per il qual si ricorre al
capo pastore, al capo cantiere o al boss di turno’.
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Monsignor Francesco Oliva (foto da corrierelocride.it) |
Domani
nella città calabrese si svolgerà la 22ª Giornata in ricordo delle vittime
della mafia. ‘Non
poteva esserci luogo più indicato che la Locride per questa giornata. Questa - aveva
dichiarato monsignor Oliva alla conferenza stampa di presentazione della
manifestazione - è una terra che ha sofferto e soffre. Questa terra è ancora
bagnata di sangue e la Chiesa non può che stare vicino a chi soffre, ai
familiari delle vittime innocenti. La Locride piange ancora i suoi figli’.
‘La città di Locri –
ha detto Don Ennio Staminale, coordinatore regionale di Libera – è stata scelta
per ricordare le vittime innocenti delle mafie non solo perché c’è stata una
richiesta dai familiari, dal territorio e dal vescovo, ma anche perché ci è
sembrato giusto che in un territorio che soffre in maniera particolare per la
presenza della ndrangheta si dia un messaggio di speranza e si evidenzi che proprio
in questo territorio si sta lavorando per il cambiamento’.
Ubicazione:
89044 Locri RC, Italia
venerdì 10 marzo 2017
Approvato il Ddl, ma la povertà non dovrebbe esistere
‘Approvata la legge sulla #povertà. Un
passo avanti per venire incontro alle famiglie in difficoltà. Impegno sociale
priorità del Governo’ ha commentato su twitter il presidente del Consiglio,
Paolo Gentiloni, ma la povertà non dovrebbe esistere
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da orizzonte48.blogspot.com |
L’unico
articolo del Ddl approvato
in via definitiva dal Senato
delega il Governo ad adottare entro sei mesi i relativi decreti legislativi per
introdurre il reddito di inclusione, per riordinare le prestazioni
assistenziali e per rafforzare gli interventi dei servizi sociali. I principi ed i criteri previsti dalla
delega stabiliscono che il REI oltre ad essere unico in tutto il territorio
nazionale è subordinato all’adesione ad un progetto personalizzato di
inclusione. Sarà necessario anche il requisito di durata minima di residenza
nel territorio nazionale. Inoltre, poiché le risorse finanziarie non saranno
sufficienti per tutti i poveri, i beneficiari del provvedimento (circa 400.000)
saranno individuati tenendo conto della composizione del nucleo familiare oppure
deve trattarsi di donne in stato di gravidanza o di disoccupati con età
superiore a 55 anni.
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Foto da bin-italia.org |
Il
ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha definito il provvedimento ‘un passo
storico’ perché
introduce una misura ‘universale’ che tiene conto del bisogno economico e non
più soltanto l’appartenenza a singole categorie come disoccupati, anziani, ecc…
Il REI, prosegue il ministro ‘rappresenta il pilastro fondamentale del Piano
nazionale per la lotta alla povertà’. Esso si fonda ‘sul principio dell’inclusione
attiva, ovvero sul vincolo di affiancare al sussidio misure di accompagnamento
capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di
coloro che ne sono esclusi’.
Secondo gli ultimi
dati Istat in Italia vivono in uno stato di povertà assoluta 1
milione 582 mila famiglie, vale a dire 4,6 milioni di individui, il numero più
alto dal 2005 ad oggi. In una società evoluta e sviluppata dove ci sono individui miliardari
che posseggono gran parte del patrimonio (secondo il rapporto pubblicato da
Oxfam sarebbero appena l’1% della popolazione mondiale), la povertà non dovrebbe esistere. Invece, da sempre convivono due categorie
d’individui: una che vive in condizioni di miseria ed un’altra che ‘naviga’ nel
benessere e spesso nel superfluo.
Il
Ddl approvato dal Parlamento italiano è un ottimo provvedimento, ma di certo non è sufficiente ad
eliminare la povertà. In futuro saranno necessari interventi ben più incisivi.
L’obiettivo dovrà essere quello di garantire il diritto al lavoro ed un
reddito adeguato, tale, cioè, da consentire a tutti un’esistenza dignitosa
senza bisogno di ricevere assistenze o elemosine che di fatto mantengono lo status
quo.
Ubicazione:
Sicilia, Italia
martedì 7 marzo 2017
Poesia di Madre Teresa di Calcutta dedicata alla Festa della donna
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Ritratto di Madre Teresa di Calcutta (wikipedia.org) |
Tieni
sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni…
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è a colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’è un’altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!
(Fonte:
investireoggi.it)
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Origini del ‘Woman’s day’
La
giornata internazionale della donna si tenne per la prima volta negli Stati Uniti d'America nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 ed in Italia nel 1922
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Manifestazione femminista - 1977 (foto da wikipedia.org) |
Fu
chiamata ‘Woman’s day
(il giorno della donna) la conferenza tenutasi il 3 maggio 1908 a Chicago per
discutere delle condizioni e dello sfruttamento delle donne nei luoghi di
lavoro. Da allora il Partito socialista americano
indicò di ‘riservare l’ultima domenica di febbraio all’organizzazione di una
manifestazione in favore del diritto di voto femminile’. Il Woman’s day è così diventato la giornata
per manifestare le rivendicazioni sindacali e politiche delle donne.
In
alcuni paesi europei la giornata della donna fu celebrata, per la prima volta,
il 19 marzo 1911. Secondo
Aleksandra Kollontaj quella data fu scelta perché in Germania ‘il 19 marzo 1848
durante la rivoluzione, il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere
la potenza di un popolo armato e cedere alla minaccia di una rivolta
proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò,
figurava il riconoscimento del diritto di voto delle donne’.
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Foto da wikipedia.org |
L’8
marzo del 1917 le donne di San Pietroburgo guidarono una grande manifestazione che chiedeva la
fine della prima guerra mondiale. Quella protesta incoraggiò altre
manifestazioni che portarono alla caduta dello zarismo. La seconda conferenza internazionale
delle donne comuniste, tenutasi a Mosca, fissò all’8 marzo la ‘Giornata
internazionale dell’operaia’.
Secondo
alcuni la data fu scelta invece per ricordare la morte di centinaia di operaie avvenuta nell’incendio scoppiato
nel 1908 in una fabbrica di camicie a New York, ma in realtà quella tragedia avvenne
il 25 marzo del 1911.
Nel
1977 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ciascun paese di dichiarare un
giorno all’anno ‘Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e per
la pace internazionale’. In Italia,
con la fine della seconda guerra mondiale, l’8 marzo fu celebrato in tutto il
Paese e vide la comparsa, per la prima vota, delle mimose, che fioriscono nei
primi giorni di marzo e che da allora sono il simbolo della festa delle donne.
(Fonte: wikipedia.org)
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